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L’IMMAGINE DA SOLA NON FA IMMAGINE

12 Novembre 2017 - Arte e cultura
L’IMMAGINE DA SOLA NON FA IMMAGINE

Disegna, dipinge, è stato art director in agenzie di pubblicità internazionali, ha creato marchi, fregi, illustrazioni  per packaging che tutt’ora riempiono gli scaffali dei supermercati, ha disegnato story board quando il computer non si utilizzava ancora per spot e videoclip, illustra libri per bambini e ne scrive  in un’ottica didattica – pedagogica: i bambini sono la sua passione e la sua ossessione. E c’è la sua attività di pittore di icone attivata sull’onda del fratello gemello missionario e grande artista prima in Macapà, Brasile e poi in Italia e tutte le sue numerose pale d’altare e intere cappelle a Milano e, qua e là, anche ritratti di importanti famiglie liguri ed emiliane.

Accade spesso che leggendo un libro si segnino delle note sui margini delle pagine, si sottolinei una parola, un brano: io lo vaglio fare con le immagini. Ne ho raccolte alcune di questo personaggio straordinario che ha sempre visto persone, oggetti, cose, dettagli, vissuto momenti particolari  in una scala diversa con una intensità tutta interiore e che ce lo fa apparire un uomo normale nel quale si può identificare ognuno di noi.

Accompagno queste poche immagini con poco testo. Non sono didascalie, queste immagini non ne hanno bisogno: sono note che con i disegni forse non c’entrano nulla. Sono frasi che queste immagini fanno venire a galla. E si devono scrivere.

Questo essere ha un nome, è Franco Giuliano.

“ Quando lavoro con pennellini e pennellesse, matite, inchiostri, trapani ed elettroseghe non sto facendo ciò che viene definito lavoro d’artista. Sto semplicemente facendo l’unico lavoro che so fare: fermare su una superficie un’idea, un suggerimento che qualcuno mi ha dato, rendere pratica una richiesta. Nasce una “cosa” che è il risultato di una serie di operazioni mentali.

Questa “ cosa “ è arte, non arte, un foglio di carta imbrattato da buttar via, non lo so. Mentre lavoro su un foglio o una tela che mi sta di fronte, il mio sguardo è ingenuo, so quando incomincio ma non so quando finisco e se finisco quella “ cosa “. A volta riprendo il pennello e cambio i colori. Cambio i personaggi: un uomo non mi sta bene  e lo trasformo in donna. E se nell’insieme mi sembra che sotto il tavolo con tanti personaggi ci starebbe bene un cane che fa la pipì o un bambino che sbircia, non ci penso due volte, lo dipingo”.

E sappiamo che sotto i tavoli apparecchiati di Franco Giuliano appare spesso un bambino con una faccia non certamente da  angioletto.

Franco Giuliano dipinge a olio, a tempera, con l’acrilico. Ma non mi soffermo sulle “opere” che si potrebbero definire serie. E’ il disegno che mi interessa, quella sua capacità di far vedere ciò che agli altri sfugge. E’ questa la caratteristica di Franco Giuliano? A me sembra di sì.

Lui SA disegnare e cerco di aprire una finestra su questo aspetto poco noto. Perché Franco i disegni non li fa vedere volentieri, li conserva, sembra quasi che li nasconda, è geloso dei suoi disegni. Perché di ogni soggetto, quando lo stuzzica,  ne realizza dieci versioni tutte  di grande formato, settanta centimetri per 1 metro è la sua dimensione standard. I formati piccoli non gli sono familiari: lui pensa in grande. Un viso, la testa di un cavallo riempiono un immenso foglio o una parete. E’ fatto così.

 

“Sono un pittore che fa anche grafica, grafica pura, a mano, non la graphic art con il computer, a questa non ci penso neppure. Incontro bambini delle elementari e racconto loro una favola che invento al momento, così, per giocare e poi dico  VOLETE DISEGNARLA? Vengono fuori personaggi di cui non ho parlato, animali mai visti che volano intorno ad un campanile che non c’è nella zona. Roba da pazzi? Alcuni genitori la pensano così, ma per i bambini illustrare quel racconto vuol dire aprirsi una finestra creativa nella mente. A loro piace giocare, a me di più “ mi dice Franco Giuliano.

TRA IL RITRATTO E L’OSSESSIONE EQUESTRE.

Ho scelto nella sua raccolta, aperta solo a chi lo conosce da un mare di anni, due soggetti: la donna e il cavallo.

I ritratti delle sue donne sono talmente limpidi che sembrano tracciati a seguire lunghe pose. No, Franco non fa posare mai il soggetto del ritratto. Se decide di riprenderti ti  si siede  vicino e ti guarda in silenzio. Tu parli, sorridi, ti muovi ma lui sta zitto. Poi d’un tratto prende un bloc notes e mentre tu continui a parlare lui “schizza” un naso, le mani, la bocca, un occhio, magari due o tre. A Franco Giuliano non sfugge che ti stai toccando i capelli perché sei imbarazzata. Dopo un’ora o una mezza giornata ti fa srotolare un foglio, magari di una carta ruvida, un po’ strappata, e in quel rotolo ci sei tu ritratta nelle tue variazioni interiori, magari non immediatamente riconoscibile, poi più ti guardi e più di riconosci, ti accorgi di avere una bocca che non conoscevi.

Questa donna ti guarda ma non ti vede. Il suo sguardo ti irrita. Non si sa come sia il suo corpo ma i capelli sono una dichiarazione di guerra.

Nel disegno di una donna di Franco vedi il piacere che lui prova nel disegnare.

Tra una linea e una pennellata si compone e si scompone la figura attraverso tratti neutri che diventano ornamenti della figura stessa e le danno un singolare valore.

Cosa potrebbe dire questa ragazza quando sei da solo con lei? Balbetta, sorride, canta, ti dice che ha sete. Nel suo viso si legge una traccia di energia che ti fa indietreggiare.

IL CAVALLO

L’animale universale, inossidabile, rappresentato con i cavalieri più valorosi e vincente nelle battaglie più cruenti, sempre vigoroso, a volte elegante, libero, sempre amico dell’uomo, il cavallo è un mito per Franco Giuliano. Non so se ne abbia mai avuto uno vivo, ma ne ha realizzati in disegno tantissimi ed anche uno in legno alto tre metri per una mostra e che oggi, nella sua muscolosa cavallinità, campeggia nel piazzale di un grande supermercato vicino Bologna.

Franco Giuliano vede un cavallo, magari lo sta solo immaginando,  e traccia ciò che dovrebbe avere ogni cavallo: la sua matita trasforma l’animale in un oggetto plastico. Ingres diceva che la matita deve avere sulla carta la stessa delicatezza d’una mosca che si aggira sopra un vetro, non ricordo dove ho letto queste parole.

Il cavallo non si doma mai. Ti segue, lo cavalchi. Si fa accarezzare. Lo porti dove vuoi tu fino a quando vi capite,  E molte volte sfugge a questa legge di continuità. Al cavallo piace giocare, vivere all’aria  aperta, stare con altri cavalli. Franco Giuliano ha capito queste mille sfumature del cavallo e disegna queste caratteristiche che rappresentano la fenomenologia del cavallo che semplicemente  Franco chiama la “ cavallinità”.

 

 

NOTA

Queste note su Franco Giuliano non sono nate a caso.

Girando per le sale della mostra milanese di Toulouse Lautrec, i suoi disegni mi ricordavano tratti, forme, corpi già visti.

Il francese con i suoi tratti schizzati strizza l’occhio al visitatore. Le sue donne hanno un vestito senza corpo, i suoi ritratti ci rappresentano una bella (o brutta) immagine ma non l’anima, il cavallo schizzato corre ma senza energia, forse Degas, anche lui dipingeva cavalli, è stato più bravo.

Toulouse Lautrec abbozza, non disegna: non aveva tempo, aveva altre cose più importanti cui pensare. I suoi schizzi moltiplicati all’infinito in ritratti e manifesti pubblicitari hanno fatto di lui il primo  grafico per la comunicazione commerciale. Ma il primo non è sempre il migliore.

E  Toulouse Lautrec  ha aperto la porta a Franco Giuliano.

E’ un confronto d’identità non di valore.

Il primo ha tutt’ora la fama che lo aveva accompagnato per gran parte della sua breve vita.

Franco Giuliano non è ancora famoso ma si presenta come un modello di riferimento per chi vuole capire come si disegna. Nei suoi schizzi ci sono riferimenti alla mano di Leonardo, al suo modo di tratteggiare momenti diversi dello stesso elemento.

Una delle tante passioni-ossessioni di Franco Giuliano è Van Gogh.

Dell’olandese Franco sa tutto, può parlarti per ore di ogni suo quadro. In molti suoi schizzi ci sono girasoli, schizzi del Ponte di Langlois ad Arles, campi di grano, scorci di paesaggi. Franco quando dipinge a volte usa la stessa vertiginosa pennellata di Van Gogh, gli stessi toni.

E Modigliani? Ricordo che in una visita ad un mostra di Modigliani, Franco mi ha trattenuto difronte ad una delle sue donne per mezz’ora per descrivermi la tecnica delle velature sul collo.

A  Franco Giuliano non piace  Toulouse Lautrec. E neanche a me.

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