SENZA FISSA DIMORA è una mostra di foto che dal 28 settembre al 27 ottobre 2024, si tiene all’interno del circuito OFF del Festival della Fotografia Etica di Lodi. Questa esposizione itinerante, composta da 10 fotografie distribuite in cinque diversi punti di Lodi, offre una prospettiva unica: racconta Lodi attraverso gli occhi delle persone senza fissa dimora, che hanno catturato con i loro scatti i “loro” luoghi più significativi
L’iniziativa invita il pubblico a osservare Lodi da un’angolazione diversa, esplorando la quotidianità e le emozioni di chi vive la strada. Le fotografie diventano così una testimonianza personale e potente, in grado di sensibilizzare i cittadini sul tema della marginalità sociale.
La mostra è stata realizzata grazie all’impegno dell’équipe multidisciplinare dell’Area Grave Emarginazione Adulta (GEA) composta da operatori di Ufficio di Piano Ambito di Lodi, di Fondazione Caritas Lodigiana, della Cooperativa Sociale Eureka! e di Famiglia Nuova Cooperativa Sociale con il supporto del Comune di Lodi.
L’obiettivo è costruire un ponte di empatia tra la comunità e chi spesso viene dimenticato. I partecipanti al progetto, provenienti principalmente dall’Africa Subsahariana e dal Nord Africa, ma anche dall’Italia, hanno immortalato i luoghi della città che per loro sono più significativi. Questi scorci, che richiamano ricordi ed emozioni, sono accompagnati da didascalie scritte dai partecipanti stessi.
IL GRUPPO DI LAVORO
- Antonino Giovinetto, coordinatore dell’équipe Grave Emarginazione Adulta per l’ambito territoriale di Lodi, spiega: “Lo scorso anno, avevamo pensato di coinvolgere gli utenti del Centro Servizi Casa San Giuseppe nell’allestimento/smontaggio/personale presente nelle location delle mostre del Festival della Fotografia Etica edizione 2023, ma l’idea era venuta troppo tardi e non abbiamo avuto il tempo per organizzarci. Quest’anno invece, muovendoci con anticipo, abbiamo pensato di renderli protagonisti attivi, chiedendo loro di fotografare con i telefoni cellulari i luoghi che frequentano o evocano suggestioni” Giovinetto prosegue: “Dopo aver raccolto gli scatti, abbiamo chiesto ai “fotografi”: Perché hai scattato questa foto? Ne sono emersi pensieri e vissuti importanti, che hanno poi trasmesso AREA all’interno delle didascalie. Gli scatti non saranno forse dei capolavori, ma il pensiero che c’è dietro lo è davvero, e merita di ottenere voce all’interno del festival”. Gli operatori dell’équipe GEA (Grave Emarginazione Adulta) hanno svolto un ruolo fondamentale, in particolare nella fase di coordinamento con i partecipanti.
- Mattia Paladini, educatore di Cooperativa Sociale Eureka!, sottolinea la sfida di coinvolgere persone: “Alcuni faticavano a trovare la motivazione per partecipare e c’è stato bisogno di un delicato lavoro di fiducia. Altri, pur accettando, faticavano o a trovare un soggetto da fotografare o a verbalizzare un significato profondo alle immagini che scattavano, anche per una barriera linguistica. Altri invece si sono prestati volentieri e non ci sono state difficoltà a coinvolgerli nel progetto. Alla fine, abbiamo ottenuto scatti che vanno oltre la superficie, rivelando emozioni, ricordi e significati più intimi. Anche se questo progetto non cambierà radicalmente le loro vite, mira a dare loro l’opportunità per risignificare simbolicamente e affettivamente le proprie capacità e risorse nelle condizioni di vita attuali e non solo. Il fatto di vedere le proprie foto esposte e riconosciute potrebbe essere un piccolo passo, nel complesso, verso il rafforzamento dell’autostima e della consapevolezza personale di persona dotata di protagonismo e risorse.”
- Alessandro Curci, educatore di Fondazione Caritas Lodigiana, aggiunge: “I ragazzi che abbiamo coinvolto hanno circa 30 anni, sono in Italia da sei o sette mesi e si rivolgono a noi per affrontare le sfide quotidiane. Farli partecipare a un’esperienza così diversa è stato fondamentale: ci hanno visto fuori dal contesto del Centro Diurno, in una situazione nuova, e questo ha permesso loro di lasciarsi andare”.
UNA RIFLESSIONE
La fotografa e arteterapeuta Alessandra Di Consoli, offre un’interpretazione critica della mostra: “La fotografia è uno strumento potente che permette di dare voce a chi spesso non ne ha. Le immagini che vedrete raccontano una città fatta di sguardi discreti, spazi di riflessione e silenzio, dove la quotidianità si intreccia con l’esperienza di chi vive ai margini”
Simonetta Pozzoli, Assessore al Welfare, Politiche familiari, di conciliazione e coesione sociale spiega: “ Le città spesso vivono la presenza delle persone senza fissa dimora tra l’indifferenza e l’intolleranza ma soprattutto nella mancata conoscenza delle situazioni concrete di chi vive in strada. Questa mostra ci regala la possibilità di scoprire che le persone senza fissa dimora non sono una “categoria” ma persone che elaborano sguardi, che vivono emozioni, che vivono la città da una loro particolare prospettiva”.
GLI ENTI COINVOLTI
La mostra è promossa dall’Azienda Speciale Consortile Servizi Intercomunali in qualità di Ente Capofila dell’Ambito territoriale di Lodi all’interno delle attività previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 5 “Inclusione e coesione”, in partenariato con il Comune di Lodi, Fondazione Caritas Lodigiana ETS, Eureka! Cooperativa Sociale e Famiglia Nuova – società cooperativa sociale onlus. Il Comune di Lodi ha inoltre offerto gratuitamente lo spazio per l’esposizione delle fotografie, dimostrando il suo supporto attivo nel sensibilizzare la comunità sul tema della marginalità sociale.
( foto sopra: “Ci sono delle rocce che creano un vortice di acqua, una cascata. In genere le persone vedono un corso d’acqua agitato con la corrente forte come pericoloso, io vedo però, che l’acqua che si infrange sulla pietra è più pulita rispetto all’acqua che ha un corso più tranquillo. Proprio come la vita: spesso quando si è in “subbuglio”, in difficoltà, le persone che non capiscono le difficoltà che stai affrontando ti chiamano con molti nomi (barbone, drogato, stupido, nulla facente). Io mi sento di essere come l’acqua su quella pietra, non molto tranquillo ma pulito e trasparente.” I . C . I.)
DOVE TROVARE LE FOTO: CERCARE IL SIMBOLO ” INFINITO “
Le foto sono distribuite nella città di Lodi e contrassegnate dal simbolo dell’infinito ∞. Per non perderne nessuna qua le indicazioni di dove si trovano. Non è presente il punto preciso, sta alla persona scoprire i punti di vista che più hanno colpito i fotografi di questa mostra.
in Piazza Broletto, 1
in Via Lungo Adda Bonaparte
in Piazzale della Stazione, 12
nel Parco di Villa Braila, Viale Italia, 1-35
in Via Legnano 17
FOTO COURTESY: AZIENDA SPECIALE CONSORTILE
Per saperne di più
Info sulla pagina web https://www.ufficiodipiano.lodi.it/evento-dettaglio.php?id=34
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