“Beh, chiamarlo museo mi sembra eccessivo”, così si schermisce la scultrice nel giorno dell’inaugurazione del Museo Amalia Ciardi Duprè avvenuta a Firenze il 27 novembre 2015.
La modestia dell’artista non deve trarre in inganno perché questo spazio espositivo di 200 mq. aperto in via degli artisti 54 a Firenze, è un autentico museo d’arte contemporanea, che ha come scopo la conservazione e la valorizzazione delle opere di Amalia Ciardi Duprè.
Discendente da uno scultore di epoca classica Giovanni Duprè, cresciuta in ambienti artistici, questa donna ha trovato la sua autonoma espressione creativa, si direbbe quasi partendo dai suoi sogni, per realizzare opere ricche di passione e sentimento. La sua produzione artistica è veramente vasta. Accanto ad opere relative a tematiche sociali, come la mafia, l’ingiustizia, la guerra, coesistono temi ricorrenti come l’amore e la maternità oltre agli antichi miti nell’eterna lotta tra il bene e il male. Altre opere scultoree fondamentali sono quelle di carattere religioso, come monumenti, statue, bassorilievi che sono collocate in piazze, chiese e palazzi di città italiane.
Di questa grande produzione artistica Amalia Ciardi Duprè personalmente ne conservava i disegni, i bozzetti, gli studi da cui sono nati i lavori, oltre ad alcuni grandi bronzi ancora di sua proprietà a cui pensava di dare una degna collocazione. “Le mie opere sono come i miei figli “ così prosegue l’artista durante l’inaugurazione, “ e come ogni genitore pensa alla sistemazione migliore per i figli, così ho pensato di esporli più che in un museo, in un laboratorio ove fare arte, parlare di arte e sostenere le attività di scultura e disegno in ogni loro aspetto, per uno scambio artistico e tecnico”
Questo museo è stato progettato e curato personalmente dalla scultrice in ogni sua parte: dalla collocazione in Firenze in via degli artisti, ove il suo trisavolo aveva uno studio andato poi distrutto, allo spazio espositivo che si sviluppa su di un ampio piano terreno con un soppalco, alle nicchie per le opere piccole e agli appoggi per quelle più grandi, ma sopratutto con l’illuminazione è stata esigentissima ed attentissima.
“La scultura è quell’arte che la parola non arriva a spiegare” è solita ripetere, quindi per capirla bisogna immergersi nella visione dell’opera stessa, per cui la luce deve illuminare senza soffocare l’afflato che essa emana.
La scultura di Amalia, improntata di profondo umanesimo, consente al visitatore di intravedere qualche cosa di più, anzi di oltre nel destino umano, qualcosa di trascendente, in quanto tante opere hanno una forte connotazione religiosa.
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