Alighiero Boetti tra arazzi, un mare di lettere d’alfabeto, disegni a biro si mette in mostra ad Asti, con un’idea che parte dall’architetto Maria Federica Chiola e con la cura della storica dell’arte Laura Cherubini.
La Fondazione Palazzo Mazzetti, che ospita la Mostra, da sempre attenta alla promozione e allo sviluppo della cultura artistica locale a livello internazionale, con questa grande esposizione vuole offrire un nuovo punto di vista sulla produzione di un grande artista, attraverso la lente del profondo legame che unisce Alighiero Boetti (torinese di nascita) e la sua produzione all’importante tradizione storico-artistica del territorio che gli ha dato i natali.
La mostra è un omaggio ad uno degli artisti più creativi dell’ultimo novecento, a cui molti giovani si ispirano ancora.Il percorso si compone di 65 opere che comprendono arazzi, mappe, arazzetti, ricami e cartoncini a biro, che si integrano alla perfezione nella splendida cornice offerta dal maestoso settecentesco Palazzo Mazzetti (completamente restaurato e recuperato dal 2011 LA LUCE), con i suoi preziosi arredi, tesori, tappezzerie ambienti che accompagnano e non distraggono il visitatore tra le opere di Boetti. “Il titolo della mostra PERFILOEPER SEGNO rappresenta il filo del ricamo delle opere dell’artista, un filo a biro per il lavoro della mente” ci dice l’architetto Maria Federica Chiola.
Il tema della mostra trae origine da una riflessione di Alighiero Boetti ripresa da Jean C. Amman nel saggio “Dare tempo al tempo”: “Quel che la biro rappresenta per un occidentale, per un Afgano è il ricamo che come una memoria sovraindividuale reca in sé parti della biografia collettiva.” Diventa così possibile riscoprire la lunga indagine che ha condotto l’artista ad analizzare l’eterno e conflittuale rapporto tra la cultura occidentale e quella orientale. L’esposizione pone in dialogo le opere a penna biro, cartoncini realizzati in Italia sotto precise indicazioni dell’artista con l’utilizzo di penne colorate, e i ricami, una raccolta di frasi e pensieri riferite al tempo, ricamati all’interno di quadrati come formule matematiche.
Dal solido legame con una consolidata tradizione locale di produzione tessile, la scelta di proporre la grande produzione di arazzi e ricami dell’artista piemontese Alighiero Boetti, rappresenta un vero e proprio diario in cui vengono rappresentate storie, concetti di vita, pensieri e la memoria stessa di un artista girovago, un esploratore di mondi e di culture. Arazzi e ricami che attingono alla tradizione locale. Perchè alle porte di Asti, nella Certosa medioevale di Valmanera, aveva sede l’Arazzeria dove si realizzavano arazzi ad alto liccio, tecnica di tessitura complessa che ha origine presso le antiche civiltà occidentali e orientali.
Il percorso della mostra prende il via da 2 grandi MAPPE ( 1983 e 1989) che inizialmente nascono come Planisferi Ricamati e sono state realizzate su disegni di Boetti, avveturosamente, stando alle sue note-cronaca-diario, da donne in Afghanistan. L’altra opera che accompagna le due MAPPE è un grande ricamo su tessuto del 1978 (dimensioni 172x 178cm) dal titolo TITOLI, un sequenza di lettere bianche, purissimo nella sua raffinata illeggibilità.
Ai Titoli – Messaggi si alternano le opere realizzate con le PENNE BIRO di vario colore, una tecnica semplice, se si vuole, ma lunga e faticosa. Per settimane e mesi, riga per riga venivano coperte grandi superfici cartacee, gli esecutori erano studenti, giovani per i quali la BIRO, negli anni ’70 -’80 era uno strumento di scrittura quotidiano.
Le opere magiche policrome, la loro impaginazione in un allestimento deciso e personalizzato, le frasi di autori diversi su enormi pareti stimolano la mente e rendono ancora più interessante il percorso, tutti elementi che contribuiscono ad più attenta klettuyre deller opere di Boetti.
Ma questa Mostra ha un segno distintivo che la rende unica, è la luce.
LA “VOCE ” DELLA LUCE
L’illuminazione di questa mostra di Boetti certamente lascia un segno preciso oltre per la complessità delle opere, anche per l’ambiente che le ospita. Per chiarire la natura e la realizzazione illuminotecnica del progetto abbiamo incontrato e posto alcune domande all’architetto Maria Federica Chiola che, come abbiamo detto, ha dato VOCE LUMINOSA alle opere di Boetti.
Light Sign Magazine – Il percorso espositivo è stato organizzato in modo lineare per non interferire con gli ambienti settecenteschi del Palazzo. In effetti la narrazione delle opere si inserisce nelle varie stanze e permette una lettura approfondita dell’insieme e dei dettagli.Nel progredire nelle fasi di allestimento, come ha vissuto questa contraddizione-confronto- rapporto tra il SACRO dell’ambiente e il PROFANO delle opere?
Maria Federica Chiola – Esporre i ricami di Alighiero Boetti al piano nobile del Palazzo è stato il mio primo pensiero: accostare a quell’atmosfera ricca di storia i ricami fatti da un’altra parte del mondo, le mappe, il tappeto ed il kilim. Un dialogo tra arredi, decori e ricami perchè il Palazzo contiene in sè ricchezze architettoniche, pittoriche, scultoree e tesori anche di arti minori che Alighiero non considerava minori, anzi: questo é un legame tra il palazzo e la mostra. Non ho vissuto il sacro ed il profano, con tutto si può fare arte e, qui, l’arte si esprime in varie forme e tempi, tutti da leggere. Nei luoghi espositivi del piano terra, privi di decori, non ho usato colori anzi, ho cercato di annegare nello stesso colore della parete i pannelli su cui sono poste le opere: qui non serviva nulla, il cromatismo boettiano parla da solo.
Abbiamo notato che alcune opere del piccolo solito formato quadrato, sono state, per così dire, impaginate sulle pareti con una linea grafica che richiama il quadrato delle opere. E’ interessante questa sua scenografica visiva. Ha avuto dei riscontri, delle critiche, dei complimenti dai visitatori?
Studiando l’allestimento ho interpretato sulla parete il pensiero di Alighiero Boetti ” ordine e disordine ” la cui opera é stata posta sulla parete laterale e, con le altre che sono 28, ho ricreato una forma quadrata usando gli arazzetti per rappresentare l’ordine che é razionale e sparpagliando gli altri nel disordine che é vitale. Le cornici erano tutte diverse e, prima, sono state suddivise cercando un’ omogeneità più che altro di formato per realizzare il perimetro del quadrato. Nel disordine é stata posta al centro un’opera incorniciata in modo molto diverso da tutte le altre in cui spiccava il nero perimetrale, pensata come il centro intorno a cui ruotano i pensieri, non per la frase, ma per la forma ed il colore. Una scelta che ha avuto riscontri positivi ed apprezzamenti direi da tutti, una scenografia che mette in luce anche il cromatismo boettiano oltreché il suo pensiero.
L’illuminazione. Ci è sembrato che l’illuminazione complessiva preesistente a BOETTI valorizzi molto bene l’insieme architettonico settecentesco dell’ambiente accarezzando tappezzerie e decori, affreschi e gigantesche opere classiche. In questo scenario di “ architettura della luce “ – ci confermi se era tutta preesistente – qual è stata la sua strategia per esaltare le singole opere di Boetti di piccolo formato?
I corpi illuminanti erano esistenti: al piano nobile piantane a più luci direzionabili che, con varie prove, abbiamo calibrato per esaltare le opere avendo l’accortezza di creare una luminosità con caratteristiche di omogeneità nei vari ambienti, dando anche risalto ai decori evitando problemi di abbagliamento.
Al piano terreno abbiamo usato faretti a braccio nelle sale delle opere Biro e sia piantane che postazioni fisse a soffitto che contengono faretti con accensioni alternate, consentendo quindi possibili spegnimenti, spostandoli e direzionandoli per esaltare le opere con l’accortezza dei riflessi. Opere incorniciate con vetro davano riflessi e specchiature anche dei corpi illuminanti stessi. Un gioco di equilibri poiché abbiamo usato quanto era a disposizione nel Palazzo, lavorando su ogni singolo elemento: opera, luce.
Il suo progetto e allestimento della luce hanno certamente tenuto conto della policromia delle opere, il formato, incorniciate con vetro o senza, il colore delle pareti, l’illuminazione complementare insomma un mare di problemi che lei ha risolto con l’uso di LED, senza creare abbagli o spari di luce. Per evidenziare trame, ricami, tratteggi delle BIRO è partita dallo studio degli elementi formali di ciascuna opera oppure ha seguito solo un suo istinto per abbinare ogni opera ad un’emozione d luce?
Ha detto bene: un mare di problemi. L’impianto illuminotecnico è del periodo della ristrutturazione. Le opere sono di Collezionisti privati, ognuna con le sue cornici e vetri, questo è stato il primo tema dopo aver organizzato il percorso espositivo. La sequenza delle opere segue un filo del discorso ma doveva anche essere gradevole la loro collocazione osservando cornici e vetri diversi, con attenzione ad abbagliamenti e riflessi.
Per ottenere il risultato che ha fatto apprezzare le opere ed allo stesso tempo gli ambienti che le ospitano, é stato eseguito un lavoro step by step su ogni singola opera, spostando e cambiando fino a che non ero soddisfatta del risultato anche con il mio istinto. Prove e riprove con le piantane direzionando e, a volte, spegnendo alcuni corpi illuminanti, spostando piantane da un lato all’altro delle sale per trovare la soluzione più soddisfacente e così per i corpi a braccio.
Il protagonista della mostra è Alighiero Boetti, ma anche il Palazzo che lo ospita: importante trovare un equilibrio per entrambi.
CHI E’ ALIGHIERO BOETTI
Boetti nasce a Torino nel 1940 (muore a Roma nel 1994) dove esordisce nell’ambito dell’Arte Povera nel gennaio del 1967. Artista concettuale, versatile e caleidoscopico, moltiplica le tipologie di opere la cui esecuzione – in certi casi – viene delegata con regole ben precise ad altri soggetti e altre mani. É più volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale nell’edizione del 1990 nella quale ottenne la menzione d’onore della Giuria. Tra le mostre più significative degli ultimi anni è stata realizzata la grande retrospettiva Game Plan in tre prestigiose sedi (il MOMA di NY, la TATE di Londra, il REINA SOFIA dI Madrid). Dell’ampio corpus di opere molte sono conservate in diverse sedi museali italiane ed internazionali, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, Stedelijk Museum, il MOCA di Los Angeles.
Fondazione Palazzo Mazzetti e Fondazione Cassa di Risparmio di Asti: da sabato 17 marzo a domenica 15 luglio 2018, PERFILOEPERSEGNO, personale di Alighiero Boetti.
telefono per informazioni: +39 0141 530403 – sito ufficiale: www.palazzomazzetti.eu
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