
Con la luce elettrica e le sue applicazioni Fontana può scrutare l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, che diventano raccontabili e rappresentabili
di arch. Letizia Lionello
Lucio Fontana nasce nel 1899. La luce elettrica, è la principale scoperta del periodo e sta progressivamente sostituendo il gas nell’illuminazione civile e nell’industria. Una rivoluzione epocale.
Il mondo dell’arte non ne è indifferente: i primi esperimenti di uso della luce elettrica si devono a Lucio Fontana (assieme a Moholy Nagy e Charles Biederman). Ricordo le tappe più significative:
– 1922 /1930 Moholy Naghy costruisce il suo Light Requisite for an electric stage con luce incandescente e parti motorizzate,
– 1938 Charles Biederman inserisce lampade fluorescenti nei tre colori fondamentali rosso, blu, giallo in Relief Contruction apparse in mostra a New York
– 1949 Lucio Fontana usa la Lampada di Wood o luce nera, come sorgente luminosa in alcune “strane” installazioni.
Anche nell’arte è dunque iniziata una rivoluzione, si è aperta una nuova strada: la luce elettrica diventa “un nuovo mezzo plastico così come il colore in pittura o il suono in musica” ( Moholy Nagy).

Lucio Fontana: GRANDE VOLUTA 1951/2017- dettaglio ARABESCO DI LUCE, Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, 1951/2017
Lucio Fontana è un uomo colto, curioso e attento anche agli sviluppi della scienza e delle nuove tecnologie. Con la luce elettrica e le sue più varie applicazioni si può scrutare l’ infinitamente grande e l’ infinitamente piccolo che possono diventare raccontabili e rappresentabili.
A mio parere tutta l’ opera di Lucio Fontana mira a cogliere questa natura “altra” non percepibile dai sensi umani immediati e che appare solo se mediata dalle moderne tecnologie. Una natura che va oltre la convenzione di tempo cronologico. Scrive: “di fronte all’eternità, l’arte che dura un solo minuto è altrettanto valida dell’arte che dura un millennio”. I modi di fruizione dell’arte di conseguenza cambiano. Da qui le installazioni che nella loro fisicità sono effimere.
La mostra presenta la ricostruzione di due interventi ambientali (la prima e l’ultima) e di nove ambienti spaziali, rimasti sconosciuti o apparsi in fuggevoli allestimenti, che sono andati distrutti secondo il suo concetto che “l’arte resterà eterna come gesto, ma morirà come principio”.
I due interventi ambientali mi sembrano le traccie di due gesti nello spazio.
– La prima, una GRANDE VOLUTA esposta alla IX Triennale di Milano – mi sembra la sua firma disegnata nello spazio con un movimento festoso della mano. Risultato reso possibile solo usando tubi al neon leggeri e flessibili. E’ un’opera che supera ogni confine dell’opera d’arte tradizionale e può volteggiare libera nell’aria.
– L’altra, un ORDITO CANGIANTE costruito con tubi al neon tesi in modo un po’ disordinato è presentata a Torino nell’Expo 1961 “ Italia 61”. Sembra una metafora politica: un tessuto, la nazione, che il tempo completerà. L’Esposizione è stata fatta per il Centenario dell’unità d’Italia.
Queste sono tutte opere concettuali, decisamente innovative nella loro forma espressiva e rese possibili solo dall’uso della tecnologia neon.

Lucio Fontana: FONTI DI ENERGIA. Soffitto al neon per ” ITALIA 61″- Torino – 1961/2017
CHE DIRE DELLE AMBIENTAZIONI SPAZIALI
La luce di Wood utilizzata in alcune di esse permette di vedere frequenze che a occhio nudo non sono visibili. E’ la ricerca dell’invisibile, di ciò che è nascosto alla percezione naturale. Vedere l’invisibile porta a effetti estetici sorprendenti, colori e rifrazioni imprevedibili.
Se pensiamo all’ infinitamente grande mi sembra di penetrare nello spazio astronomico. – Sono immagini rese possibili “ora” solo dai moderni telescopi: galassie, sistemi solari, condensazioni di materia fluttuante, vuoti e buchi neri – se pensiamo all’ infinitamente piccolo mi sembra di trovare allusioni alla struttura dell’atomo, del DNA umano o animale, ingigantiti dai moderni microscopi.

Lucio Fontana: AMBIENTE SPAZIALE CON NEON 1967/2017
Le suggestioni suscitate da questa mostra mi fanno vedere l’opera di Lucio Fontana sotto un’”altra luce”.
Forse con la tela tagliata, bucata, Lucio Fontana ha voluto sottrarre materia per vedere oltre la materia l’invisibile, differenziandosi così nettamente dalla pittura tradizionale fatta invece con addizione di materia?
Forse con le ambientazioni spaziali/installazioni provvisorie ha voluto superare le dimensioni finite convenzionali dello spazio/tempo, avvicinando il cosmo con le sue infinite immagini luminose, colorate, informali, libere nell’ infinito – buio/nero -, oppure facendoci entrare all’interno di un microelemento – colore esuberante – , per subirne emozioni non usuali?
BUCARE O TAGLIARE LA TELA E’ IL PRIMO PASSO VERSO L’INFINITO.
Si tratta ancora una volta di rappresentare la natura, ma una natura invisibile, ripresa a una scala talmente grande o talmente piccola da essere “altra”.

Lucio Fontana: AMBIENTE SPAZIALE A LUCE NERA 1948-1949/ 2017
Lucio Fontana. Ambienti/Environments.
Nello spazio PIRELLI HANGAR BICOCCA di via Chiese, Milano, dal 21 settembre al 25 febbraio 2018 un allestimento ricostruisce diverse opere, 9 ambienti e 2 interventi, poco visti e conosciuti del grande artista.
A cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolí. In collaborazione con Fondazione Lucio Fontana, Milano.
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