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INTERNET DELLA LUCE: LA PROSSIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

13 Aprile 2016 - Lighting Project
INTERNET DELLA LUCE: LA PROSSIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Per la prima volta in rete ci sono più apparecchi che uomini. L’innovativo sistema Toolbox net4more di Tridonic trasforma la luce nella colonna portante di Internet delle cose.

Quale specialista di componenti e sistemi innovativi per l’illuminazione, Tridonic ritiene che sarà proprio la luce ad assumere il ruolo decisivo nello sviluppo di Internet delle cose (in breve IoT). Per tale motivo Tridonic ha messo a punto Toolbox net4more, un sistema che non solo connette gli apparecchi illuminanti ma crea un valore aggiunto che va ben oltre l’illuminazione.

smartphone

Ma a che punto siamo oggi?

Il momento arriverà nel corso del 2016: per la prima volta ci saranno più apparecchi in rete che uomini. Stando ai calcoli dei ricercatori di mercato della società americana Gartner, l’anno scorso comunicavano via Internet cinque miliardi di oggetti, come  smartphone o tablet, contatori intelligenti, autoveicoli o macchine nelle fabbriche. Nel 2016 se ne dovrebbero contare dai sette agli otto miliardi, superando dunque i 7,4 miliardi di uomini che vivono sul pianeta. E gli analisti prevedono che entro il 2020 gli oggetti in rete saranno addirittura dai 24 ai 35 miliardi. Insomma, questo Internet delle cose dilaga a velocità supersonica, oltre il 40 percento all’anno. Nei prossimi cinque anni spenderemo complessivamente 6.000 miliardi di dollari in hardware, applicazioni e integrazioni in sistemi, pronosticano i ricercatori di mercato della BI Intelligence.

Il motivo di un simile boom di Internet delle cose sta nel gran numero di sue applicazioni e nel valore aggiunto che ne deriva per l’utente.

Con lo smartphone posso acquistare online, fare il check-in all’aeroporto o farmi guidare in una città. I contatori intelligenti trasmettono da soli i dati di consumo. I semafori, le lavatrici, le automobili o i treni comunicano per tempo quando hanno bisogno di manutenzione. In fabbrica i circuiti stampati dicono alle macchine di quali chip hanno bisogno.

Cresce la varietà ma con essa anche la complessità. Il problema è ben visibile già oggi: basta dare un’occhiata agli uffici moderni. Accanto a termostati e segnalatori di fumo non è raro vedere tutta una serie di segnalatori di presenza di varie marche, ognuno agganciato a una funzione distinta. C’è quello che fa accendere la luce solo quando entra qualcuno. Un altro fa parte dei sistemi di sicurezza, un altro ancora abbassa il riscaldamento mentre non c’è nessuno, e magari c’è un quarto sensore che si occupa delle tapparelle.

sala riunione

La luce è un’infrastruttura presente ovunque

Occorre dunque unificare. Ma qual è il modo migliore di ridurre la complessità, come far comunicare gli apparecchi in sintonia? Non ci sono già infrastrutture che basti semplicemente “agganciare” a Internet? Di fatto una ce n’è: ovunque vivano uomini, in spazi interni o per strada, si trova anche la luce artificiale. E in buona parte degli apparecchi illuminanti non manca lo spazio per inserire un qualche sensore digitale o microchip: questo perché l’elettronica digitale è comunque indispensabile ai moderni LED.

E ancora: dato che la luce artificiale ha bisogno di corrente elettrica, l’alimentazione in qualche modo c’è già. Nessuno deve più occuparsi di cablaggi dei singoli sensori o dei cambi di batterie che altrimenti servirebbero ogni due anni o anche più spesso, cosa che può diventare piuttosto complicata in edifici con centinaia di sensori. Inoltre gli apparecchi illuminanti sono montati quasi sempre sui soffitti e sulle pareti, ossia nei posti migliori dove collocare anche i sensori. Per comunicare con loro, ed anche per allacciarli a Internet, si può ricorrere ai cablaggi già presenti o a un sistema senza fili.

In poche parole: l’infrastruttura della luce, che già esiste dappertutto, è la base ideale per Internet delle cose. O meglio: “Internet della luce” è lo strumento più potente per sviluppare “Internet delle cose” con tutte le potenzialità che riserva.Grafik_net4more_300dpi_EN

Qualche esempio: un unico sensore di presenza, nascosto in un corpo illuminante, basta per sapere se in ufficio c’è qualcuno. I suoi dati entrano in un Cloud – vale a dire in un server internet o intranet – che li memorizza, li valuta e li trasmette ad ogni sistema tecnico: riscaldamento, ventilazione, tapparelle, sistema di sicurezza e ovviamente anche comandi della luce.

Gli stessi dati però possono servire anche alla gestione dei locali, cioè a stabilire se un ufficio o una sala di riunione è usata bene, di modo che l’utente ne possa migliorare l’utilizzo e risparmiare un mucchio di costi.

Se i sensori di presenza sono nascosti in molti corpi illuminanti, i dati diventano sempre più capillari: in questo modo si potrà ad esempio dosare un’illuminazione e una temperatura perfetta su ogni singola scrivania. Ovviamente il principio funziona anche fuori dagli uffici: in un garage i sensori possono segnalare dove c’è un parcheggio libero, comunicarlo ai navigatori delle auto e visualizzare il posto libero anche otticamente, per esempio con una luce verde.

Inserendo nei corpi illuminanti i cosiddetti Beacons, cioè piccoli trasmettitori di segnali Bluetooth, si può realizzare un sistema di navigazione indoor: con questi radiosegnali chiunque può servirsi di una App sul suo smartphone per orientarsi in grandi centri commerciali, in un ospedale o in aeroporto, oppure anche soltanto per trovare un martello nel grande magazzino. A differenza di come si faceva sinora, non si dovrebbero più installare separatamente i Beacons perché manca una rete, né servirebbe sostituire di continuo le loro batterie.

Piattaforma Tridonic a prova di futuro

Questi pochi esempi lasciano già intuire le enormi potenzialità di un Internet delle cose organizzato da un Internet della luce. Tridonic lo ha capito subito e per questo ha concentrato le sue competenze di elettronica, sensorica, software e comandi LED sullo sviluppo di una piattaforma hardware e software a prova di futuro: è il cosiddetto Toolbox net4more, formato da Driver LED, moduli di comunicazione, sensori, router, software e applicazioni. Tale sistema è stato presentato in anteprima alla Light+Building 2016 (13-18 marzo a Francoforte).

Quest’autunno prende il via una fase di lancio tecnologico in cui net4more sarà inserito in progetti pilota, ad esempio in palazzi di uffici. Allo scopo si lavora con una serie di partner che collegheranno net4more con i loro hardware, tipo sensori e moduli di comunicazione, e con i loro software applicativi. Dai primi del 2017 net4more sarà disponibile per chiunque.

L’asso nella manica del nuovo sistema net4more, quello che lo contraddistingue da qualsiasi altro prodotto, è la sua piattaforma aperta, flessibile e ampliabile. Sin dall’inizio net4more è stato predisposto per interagire con interfaccia aperti sia di hardware che di software. Infatti il suo software si basa sullo standard del protocollo internet IPv6, la comunicazione senza fili su una versione Low-Power con IPv6, analoga a una variante WLAN con capacità di rete. Anche a livello applicativo e comunicativo vengono utilizzati gli standard aperti più diffusi. Fra l’altro net4more è il primo sistema che permette di comunicare sia attraverso cablaggi che senza fili, e che può essere ampliato a piacere.

Tutte queste prerogative fanno di net4more un sistema a prova di futuro, cosa fondamentale in grandi edifici o impianti industriali che devono funzionare in modo fidato per tanti anni. I clienti hanno poi la possibilità di implementare le loro soluzioni, per esempio elementi di hardware o App particolari, sfruttando le funzioni di net4more. Il sistema contiene già soluzioni base come una piattaforma Cloud o App per avviamento e comando, tuttavia si possono aggiungere senza problemi altri servizi.

In pratica net4more apre la strada più efficiente e più diretta a Internet della luce, con tutta una serie di benefici che vanno ben oltre l’illuminazione. Tridonic punta con decisione sulla convergenza delle nuove tecnologie, con moduli di comunicazione sempre più piccoli e sensori, corpi illuminanti LED, App e mobilità di internet. Tutto questo riduce costi e complessità pur rendendo possibile un’enorme quantità di servizi nel futuro Internet delle cose.

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