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JEFF KOONS SHINE : LA “LUCENTEZZA” A FIRENZE

2 Gennaio 2022 - Arte e cultura
JEFF KOONS SHINE : LA “LUCENTEZZA” A FIRENZE

Jeff Koons, ironico, controverso e discusso, dal 2 ottobre 2021 al 30 gennaio 2022 presenta installazioni iconiche al Palazzo Strozzi. Jeff Koons, una delle figure più importanti e discusse dell’arte contemporanea a livello globale,  porta a Firenze una selezione delle più celebri opere di un artista che, dalla metà degli anni Settanta a oggi, ha rivoluzionato il sistema dell’arte internazionale.

Sviluppata in stretto dialogo con l’artista, la mostra Jeff Koons. Shine ospita prestiti provenienti dalle più importanti collezioni e dai maggiori musei internazionali, proponendo come originale chiave di lettura dell’arte di Jeff Koons il concetto di “shine” (lucentezza) inteso come gioco di ambiguità tra splendore e bagliore, essere e apparire.

Autore di opere entrate nell’immaginario collettivo grazie alla capacità di unire cultura alta e popolare, dai raffinati riferimenti alla storia dell’arte alle citazioni del mondo del consumismo, Jeff Koons trova nell’idea di “lucentezza” (shine) un principio chiave delle sue innovative sculture e installazioni che mirano a mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà ma anche il concetto stesso di opera d’arte. Le opere dell’artista americano pongono lo spettatore davanti a uno specchio in cui riflettersi e lo collocano al centro dell’ambiente che lo circonda. Come afferma lo stesso Koons: “Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte”.

TRA SHINE E SCHEIN
testo di Joachim PIssarro (Bershad Professor of Art History and Director of the Hunter College Art Galleries Hunter College/CUNY e curatore della mostra) estratto dall’intervista in catalogo a Jeff Koons.

” Cominciamo dalla storia di Shine, facendo una breve distinzione tra shine e Schein.

In tedesco, Schein riguarda l’apparenza, o ciò che percepiamo o rileviamo con i sensi.

In inglese, to shine indica di solito “diffondere luce, essere raggiante, splendente, illuminare, essere ben visibile”, tutti termini che riguardano direttamente l’effetto visivo della luce. Mi sembra interessante notare come entrambe queste parole, in inglese e in tedesco, derivino dalla stessa radice sassone antica e, in un certo senso, la distinzione tra shine e Schein occupa una posizione importante in tutta la storia della filosofia, da Platone a Nietzsche.

Il dibattito filosofico a proposito di Schein riguarda due sole cose: l’apparenza a confronto con la realtà. Un po’ come dire: «Oh, sembra un ragazzo a posto», anche se in realtà non lo è.

Da Platone ad Aristotele, per arrivare fino a Kant, l’apparenza viene minimizzata in quanto intesa come fonte di falsità. In questo caso, quando parliamo di inganni o bugie, intendiamo l’incapacità di comprendere la verità metafisica o trascendente delle persone reali e come esse siano nella loro essenza. E così l’“estetica”, che deriva dal greco aisthētikos, significa che «io sento, percepisco: vedo questa bottiglia, gusto questo caffè». Tutto ruota intorno ai sensi, e i sensi sono il fondamento dello Schein, dell’apparenza, ma non della verità.

In filosofia, la verità poteva essere solo intellettuale, teorica, filosofica, fino a quando Kant ha spiegato che noi non siamo angeli o esseri fatto di puro intelletto, ma persone sensibili.”

 

APPROFONDIMENTI NELLE PAROLE DI JEFF KOONS
RABBIT

Rabbit 1986 acciaio inossidabile cm 104,1 x 48,3 x 30,5 Edizione 1 di un’edizione di 3 più 1 PA Chicago, Museum of Contemporary Art, Museum of Contemporary Art Chicago, partial gift of Stefan T. Edlis and H. Gael Neeson, 2000.21. ©

Jeff Koons dice «Con The Rabbit (1986) ho voluto realizzare un’opera che fosse visivamente intossicante e generosa. Perché l’arte è condivisione, accettazione della propria storia – qualsiasi sia il tuo passato, è perfetto! – ed “equilibrio sociale”». «Guardate Rabbit. Ha una carota in bocca. Che cos’è? È uno che si masturba? È un politico che fa un proclama? È il coniglietto di Playboy? … Sono tutti loro».

«Penso che il coniglietto funzioni perché si comporta esattamente come volevo. È un materiale lucido molto seducente e lo spettatore lo guarda e si sente per il momento sicuro, a livello economico. È molto simile alle foglie d’oro e d’argento nelle chiese durante il periodo Barocco e Rococò. Il coniglietto funziona allo stesso modo. E ha un aspetto lunare, perché riflette. Non è interessato a te, anche se allo stesso tempo lo è». «La mia arte ha sempre usato il sesso come canale comunicativo diretto con lo spettatore. La superficie dei miei pezzi in acciaio inossidabile è puro sesso, e conferisce a un oggetto un aspetto sia maschile sia femminile: il peso dell’acciaio si lega alla femminilità della superficie riflettente». «Uso spesso superfici riflettenti nel mio lavoro, e ho iniziato a lavorare con l’acciaio lucido nel 1986. La lucidatura conferisce al metallo una superficie sì desiderabile, ma che dà anche conferme allo spettatore. Questa è anche la parte sessuale: si tratta di dar conferme allo spettatore, dicendogli: “Tu esisti!”. Quando ti muovi, si muove. Il riflesso cambia. Se non ti muovi non succede niente. Tutto dipende da te, lo spettatore». «Ho scelto l’acciaio inossidabile di alta qualità come materiale per il senso di sicurezza che promana […]. Anche solo la lucidatura sottolinea quella sicurezza, un po’ come fanno le pentole con cui mamma cucinava, anch’esse d’acciaio. Negli acciai di alta qualità c’è un legame diretto con le reliquie religiose, anch’esse lucidate. Richiamano spiritualmente chi li guarda, e lo pervadono di fiducia».

BALLON DOG (RED)

Balloon Dog (Red) 1994-2000 acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente cm 307,3 x 363 2 x 114,3 Edizione 1 di 5 versioni uniche Collezione privata. ©

Jeff Koons illustra l’opera «Per la serie Celebration ho voluto creare degli oggetti che avessero una qualità mitica. […] [Balloon Dog è] una immagine archetipica, che ha origine in un profondo vocabolario universale». «Balloon Dog […] è un pezzo molto ottimista, è un palloncino che un pagliaccio potrebbe annodare per te a una festa di compleanno. Ma allo stesso tempo è un cavallo di Troia. Qui dentro ci sono dentro altre cose: forse la sessualità del pezzo». «… il brillare e risplendere a specchio della superficie della scultura manifesta, da un lato, l’ideale dell’idea di trasmettere entusiasmo, spensieratezza e leggerezza e, dall’altro, il reale senso latente al suo interno, cioè la sua non consumabilità».

SEATED BALLERINA
Seated Ballerina, 2010-2015. Acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente; cm 210,8 x 113,5 x 199,7 Prova d’artista da un’edizione di 3 più 1 PA Collezione dell’artista. © Jeff Koons, Photo: © 2017 Fredrik Nilsen, Courtesy Gagosian Serie

 

 

 

 

CHI È JEFF KOONS

Photo Chris Fanning, 2011

Jeff Koons nasce nel 1955 a York, Pennsylvania. Ha studiato al Maryland Institute College of Art di Baltimora e alla School of the Art Institute di Chicago. Vive e lavora a New York.

Dalla prima mostra personale nel 1980, le sue opere sono state esposte nelle principali gallerie e istituzioni di tutto il mondo. Nel 2014 il Whitney Museum of American Art lo ha celebrato con Jeff Koons: A Retrospective, ospitata poi dal Centre Pompidou di Parigi e dal Guggenheim Museum di Bilbao.

Jeff Koons è noto per opere iconiche come Rabbit Balloon Dog o per la monumentale scultura floreale Puppy (1992), esposta al Rockefeller Center e in seguito installata permanentemente al Guggenheim Museum di Bilbao. L’artista ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il “Distinguished Arts Award” del Governor’s Awards for the Arts dal Pennsylvania Council on the Arts e il “Golden Plate Award” dell’American Academy of Achievement. Nel 2001 il presidente Jacques Chirac lo ha nominato “Officier de la Legion d’Honneur”, e nel 2013 il Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton gli ha tributato la U.S Department of State’s Medal of Arts. Nel 2017 è stato il primo ospite nella residenza d’artista Mortimer B. Zuckerman Mind Brain Behavior Institute della Columbia University ed è stato nominato membro onorario della Edgar Wind Society dell’Università di Oxford. Dal 2002 è membro del Board dell’International Center for Missing & Exploited Children (ICMEC), ed è co-fondatore del Koons Family International Law and Policy Institute, istituzioni che si prefiggono di contrastare lo sfruttamento dei minori e la protezione dell’infanzia a livello globale.

Tra le sue mostre più recenti: Jeff Koons: Absolute Value. Selected works from the Collection of Marie and Jose Mugrabi (Tel Aviv Museum of Art 10 marzo 20​20-​3 aprile 2021), Appearance Stripped Bare: Desire and Object in the Work of Marcel Duchamp and Jeff Koons, Even (Museo Jumex, Mexico City 19 maggio-29 settembre 2019), Jeff Koons at the Ashmolean (Ashmolean Museum, Oxford 7 febbraio-9 giugno 2019) e Jeff Koons: Mucem. Works from the Pinault Collection (Mucem, Marsiglia, 19 maggio-18 ottobre 2021).

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi. Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Fondazione CR Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi. Main partner: Intesa Sanpaolo.

 

FONTE. TESTO E IMMAGINI: UFFICIO STAMPA PALAZZO STROZZI

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