Nel caveau delle Gallerie d’Italia di Banca Intesa, a Milano, è esposta la Cassetta Farnese del Museo Capodimonte di Napoli: un prezioso scrigno d’argento dorato, realizzato per il Cardinale Farnese tra il 1543 e il 1561, è esaltato da una luce che va ben oltre l’illuminazione. Il progetto dello Studio Ferrara-Palladino Lightshape ricrea l’opera: un’idea forte e poetica che porta a una lettura filologica dell’oggetto
Enormi gioielli, anche di ridotte dimensioni, della creatività italiana restano per secoli chiusi in sepolcrali bacheche trasparenti, e qualche volta esposti liberamente su un mobile o piedistallo, ovviamente spesso/sempre illuminati da una scarsa luce ambientale o aggrediti da una pessima illuminazione artificiale, poi, all’improvviso un lungimirante sponsor punta lo sguardo su questo o quel tesoro e la magia rivela l’anima di uno scrigno che a tutt’oggi non è molto chiaro a cosa servisse.
L’oggetto rivelato è la CASSETTA FARNESE del Museo Capodimonte di Napoli.
Lo sponsor lungimirante è Banca Intesa che espone l’opera nel caveau delle Gallerie d’Italia di Piazza della Scala a Milano.
UN SIMBOLO DI ELEGANZA LUSSO E CREATIVITÀ
La Cassetta Farnese, solitamente conservato nella Wunderkammer del Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, è un preziosissimo scrigno d’argento dorato, riccamente ornato di cesellature e piccoli bassorilievi con lapislazzuli e cristalli di rocca incisi.
Fu realizzato tra il 1543 e il 1561 dall’argentiere fiorentino Manno di Bastiano Sbarri, allievo di Benvenuto Cellini, e da una serie di collaboratori attivi a Roma nel Cinquecento, su commissione del cardinale Alessandro Farnese.
Fronte della cassetta (sinistra): Combattimento fra Greci ed Amazzoni con l’epigrafe AMAZONEΣ MASCVLA VIRTVS. Il cristallo riporta il nome inciso di Joannes de Bernardi.
Fronte della cassetta (destra): combattimento dei Centauri contro i Lapiti ed epigrafe ΘHPES VISCONSILII EXPERS.
L’altissimo livello qualitativo dell’opera è, tra l’altro, testimoniato dal fatto che per i disegni di alcune scene, tradotte in cristallo di rocca da Giovanni Bernardi da Castel Bolognese, fu chiamato Perin del Vaga, che negli stessi anni guidava l’équipe di decoratori attiva in Castel Sant’Angelo, uno dei più importanti cantieri romani del XVI secolo.
Prima di questa esposizione la Cassetta è stata sottoposta a un delicato e complesso intervento di restauro: per la prima volta, infatti, è stato necessario smontarla in ogni singolo pezzo, svelando così particolari di grande rilievo finora sconosciuti.
Nell’atrio della sede espositiva, l’operazione di restauro ed altri importanti dati sono ampiamente documentati in un video.
IL RITRATTO DI UN GRANDE CARDINALE E MECENATE
Accanto al prezioso scrigno, nel caveau si trova un’altra opera proveniente dal Museo di Capodimonte: il Ritratto del cardinale Alessandro Farnese realizzato nel 1545 da Tiziano. Personaggio di spicco della Roma cinquecentesca, noto per le grandi capacità diplomatiche che contribuirono a consolidare il potere politico ed economico della famiglia, fu tra i più grandi collezionisti e mecenati del suo tempo.
In questo dipinto Tiziano ha raffigurato il committente della Cassetta Farnese in un’atmosfera di straordinaria eleganza, cogliendo l’intima inquietudine del giovane Alessandro, sospeso tra ambizione ecclesiastica e aspirazione a un titolo principesco.
Il cardinale Alessandro Farnese, detto il “gran cardinale”, nipote di Papa Paolo III, elevato a dignità cardinalizia quattordicenne, fu tra i maggiori collezionisti del suo tempo, avido, colto, in competizione con un altro celebre cardinale, Ippolito d’Este, committente, tra gli altri, di Benvenuto Cellini.
IL FOTOGRAFO DELL’ELEGANZA PER UN CAPOLAVORO DELL’ARTE
Un dettaglio d’eccellenza visiva: all’ingresso del caveau si possono ammirare gli scatti di Giovanni Gastel, grande maestro fotografo che ha saputo esaltare lo splendore dell’opera, forte della sua lunga esperienza nell’immortalare le bellezze culturali e artistiche del nostro Paese.
LA MAGIA LUMINOSA IN PRIMO PIANO
L’oggetto ( le denominazioni di “cassetta”, “cofanetto”, “cofano” e “scrigno” erano diverse ma riguardavano sempre un contenitore d’eccellenza ) di ridotte dimensioni dal 25 settembre al 28 ottobre si offre ad una marea di visitatori che con occhi increduli scoprono minuti dettagli miniaturali mai visti così chiaramente da vicino.
L’opera, in una bacheca di cristallo, sotto una crescente luce, curata dallo Studio Ferrara – Palladino Lightscape*, si presenta per una lettura profonda, nei minimi particolari.
L’illuminazione diventa parola e si traduce in un’immagine che permette una corretta fruizione della Cassetta Farnese, ( è quasi un blocco scultoreo). La Cassetta sembra essere stata realizzata per essere osservata / letta nei particolari: una luce puntuale e dinamica crea come un alito di movimento che ci rivela il suo luminosissimo splendore.
Questa LUCE va ben oltre l’illuminazione, ricrea l’Opera: è un’idea progettuale forte, poetica, creativa che porta ad una lettura filologica dell’oggetto.
Girando intorno all’espositore di cristallo, l’ illuminazione dà una nuova vita ai 6 affollatissimi cristalli di rocca sul fronte, retro e ai 2 lati della Cassetta, ponendoci di fronte a finissime miniature ( con figure di pochi millimetri) ed è solo un impercettibile controluce che suscita una nuova attenzione.
Sappiamo che lo Studio Ferrara – Paladino Lightscape nei progetti di illuminazione passa da un’opera d’arte all’illuminazione design. Uno degli esempi è l’illuminazione del Museo Poldi Pezzoli a pochi metri dalle Gallerie d’Italia, la nuova illuminazione dell’interno del Duomo di Milano, l’illuminazione delle Gallerie dell’aeroporto Malpensa e così via: sono scenari diversi che aprono ad altre storie.
( immagini: archivio LIGHT SIGN)
( * Cinzia Ferrara nel settembre 2018 ha ottenuto la Certification in Lighting Design (CLD), certificazione internazionale che attesta la comprovata esperienza dell’architetto nel lighting design).
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