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LA PALESTRA DIVENTA 3.0

11 Novembre 2016 - Lighting Project
LA PALESTRA DIVENTA 3.0

Il gruppo tedesco McFit è capostipite di un nuovo concetto di centro fitness. In cui tecnologia, illuminotecnica e interior design collaborano per ridurre i costi e ridefinire l’esperienza dei clienti

 

 

Andrea Benedet

C’erano una volta le palestre vecchio stile: seminterrati afosi dove si andava a “farsi i muscoli” sotto il riverbero incerto di qualche tubo fluorescente. Poi, con gli anni Novanta, sono arrivati il fitness, il wellness, le spa e le palestre hanno preso sempre più le sembianze di moderni e funzionali “villaggi del benessere”. Entrando in una palestra McFit (la più grande catena europea, appena sbarcata anche in Italia) viene da chiedersi se anche tutto questo sia già parte del passato. Per iscriversi non ci sono moduli: bastano una foto alla webcam e una firma su un tablet. Gli istruttori? Non ci sono. O meglio, sono “virtualizzati”: attraverso i vidi-wall delle sale corsi, filmati con protagonisti i più quotati trainer mondiali scandiscono il ritmo le lezioni di step, pump e spinning. Il tutto sull’onda di una politica di contenimento dei costi che permette di attaccare il mercato con quote di iscrizione pari a circa un quarto di quelle delle catene fitness tradizionali.

Low cost, ma di design

McFIT_FULVIO_TESTI_4In pura filosofia low cost i risparmi toccano gli extra, non il cuore dell’esperienza offerta al cliente. Che per i progettisti di McFit ha come caposaldo il design degli ambienti. Spiega Michael Michalsky, l’architetto berlinese che ha curato alcuni degli ambienti “Il design regala agli abbonati nuove sensazioni legate all’allenamento in un’atmosfera piacevole. Infatti credo che essere a casa significhi essere nel luogo che riteniamo più bello. E la casa è in queste palestre.” Su queste premesse sono nate le “Home of fitness”, centri che rievocano gli spazi industriali metropolitani, con soffitti esposti, bocchettoni di ventilazione messi a nudo, grandi finestre e un concept particolare per l’illuminazione.

L’illuminazione come elemento-chiave
c600x401È proprio l’illuminotecnica uno degli elementi chiave del progetto. Con un’efficienza fino a 75 Lumen/Watt, McFIT ha ridotto di quasi il 50% il consumo di energia per l’illuminazione mantenendo allo stesso tempo una qualità della luce estremamente elevata. La valorizzazione, ove possibile, della sorgente naturale, e soprattutto l’utilizzo diffuso di led di ultimissima generazione hanno permesso da un lato di contenere drasticamente i costi d’esercizio, dall’altro di creare nei diversi ambienti atmosfere differenziate.La scelta per l’illuminazione generale, per esempio, è caduta nella maggior parte dei club sui Downlight Echo prodotti da Regent Lighting, con riflettore bianco sfaccettato e temperatura colore costante di 2700 gradi kelvin. Nei singoli ambienti dedicati all’allenamento, dosando intensità, diffusione e temperatura colore è stato possibile riprodurre un mood solare ed energetico nella stanza dei rematori, le cui pareti sono coperte di gigantografie a tema polinesiano. Nella “Cage”, l’ambiente dedicato all’allenamento “heavy duty”, si è dato vita invece ad un’atmosfera underground da magazzino newyorkese, giocando sui toni freddi e sorgenti a bassa intensità.

 

“Per i nostri centri di Milano Certosa e Milano Fulvio Testi ci siamo serviti di LineaLight”, spiega McFIT_FULVIO_TESTI_5l’architetto Laura Burresi, che nel team di progettazione si è occupata di illuminazione, “mentre il centro di Milano Battistotti Sassi lo abbiamo realizzato con LichtConcept. Ultimamente abbiamo aperto anche un canale di comunicazione diretto con LineaLight per trovare alternative e prodotti custom-made, come già tante lo sono, ideate in collaborazione tra McFIT Germania, il nostro Responsabile del Team Creativo Ronny Kindt.”

 

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