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MILLE SFUMATURE DI BIANCO

10 Aprile 2017 - Comunicazione visiva, Lighting Project
MILLE SFUMATURE DI BIANCO

Oggi illuminare non basta più. Dalle idee bisogna passare alla tecnologia: lo spazio deve rivivere nello spazio luminoso con cui ci rapportiamo e che occupiamo con i nostri oggetti che poi diventano segni di un’architettura quotidiana. LA CULTURA DELLA LUCE è il paradigma che ci fa capire che un pezzo di carta bianco è diversamente bianco in posti differenti.

La “luce” non è più quella che emana la “lampadina” nelle sue mille forme di design, dimensioni e natura sospesa nell’aria per illuminare tutto. Oggi,  in una eclettica sovrapposizione di estetica e tecnologia, la luce sta contribuendo alle mutazioni delle percezioni di colori, influenza  gli stili di vita, il lavoro e il relax si aprono a nuove letture e nuove prospettive. La luce allarga la trama di opportunità di comunicazione tra persone, oggetti, luoghi privati e luoghi pubblici. Un  momento di relax in casa, in solitudine, dove ci si sente liberi, a proprio agio per pensare, leggere o non fare nulla…è questo il  momento che la luce deve cogliere e dargli un significato.

Non solo. Che dire della zona giorno e della zona notte in un’abitazione?

La luce non è un gioco del vedo – non vedo. Rappresenta il nuovo elemento per l’analisi degli stili di vita.

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LUCI DINAMICHE E PERSONALIZZABILI

L’ufficio è il  luogo  topico dove passiamo il maggior numero di ore della nostra vita  ed è lì che l’illuminazione deve esprimere il meglio della qualità e della tecnologia che lo governano.

Mattino, pomeriggio, sera sono tre momenti da considerare in  funzione del dinamismo della luce naturale, delle condizioni atmosferiche, dello stress operativo.

I toni della luce devono essere caldi, freddi?

In una delle visite al Salone del Mobile, combinandosi con le numerose escursioni  nei padiglioni EUROLUCE, abbiamo incontrato ETTORE FICI * di BRIDGELUX e tra un caffè e visite dedicate, con commenti e confronti a questa o quell’area, è nata una conversazione.

Lei come considera questo tema delle luci “dinamiche” alla luce, appunto, della sua personale interpretazione della “ cultura della luce “?

La luce è un elemento che ci accompagna fin dal primo giorno della nostra vita, infatti un sinonimo di nascere è proprio l’espressione “venire alla luce” a dimostrazione di questo aspetto. Di contro però essendo un elemento che ci circonda e che diamo per scontato, non poniamo spesso attenzione ad essa nella giusta maniera. Questo crea un gap culturale, spesso si pensa ad illuminare in senso generico e non a porre la giusta attenzione .

 

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Ci limitiamo ad illuminare senza fare attenzione a ciò che vogliamo vedere e come lo vogliamo vedere ed a  tenere in ombra ciò cui reputiamo non vada data evidenza. Per cui, per me,  “cultura della luce” e’ saper gestire bene essa e tutti i suoi aspetti, dagli emozionali a quelli del colore, tenendo sempre al centro l’uomo ed il suo ambiente.Il che vuol dire che non bisogna fermarsi alla discussione fra caldo, freddo o dinamico ma che bisogna saper scegliere in funzione delle esigenze specifiche dei singoli progetti. E’ assolutamente indispensabile sapersi affidare ad un Lighting Designer.

Alla sua azienda sarà stato certamente posto un problema di questa natura. Come è stato risolto tecnologicamente?

La mia azienda produce componentistica led,  ma abbiamo sempre messo la luce al centro della nostra azione. Non per nulla, uno dei primi motti aziendali era “ The Magic of Light” per passare all’odierno  “We build light that transforms “ .

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Abbiamo lanciato, fra i primi al mondo, il cob o array che si voglia definire, che fra le sue caratteristiche ha sempre avuto quello di avere una luce che non scompone le ombre ed estremamente uniforme e non ci siamo solo concentrati sulla corsa lumen/watt, ma ci siamo anche focalizzati per una luce di qualità dedicata soprattutto ad ambienti Indoor, lanciando per primi al mondo i led array a CRI 97 e continuando poi a lanciare altre gamme con GAI elevati e nuovi standard come il Classe A e continuando oggi a lanciare ulteriori LED array che replicano la luce a 2000K delle HPS ma con CRI > 60.

Ha avuto un riscontro oltre che dall’azienda cliente, dagli impiegati che hanno condiviso una scelta filosofico-culturale oltre che tecnologica?

Si, devo dire che negli ultimi anni riscontro un’ attenzione sempre maggiore dai dipartimenti di Ricerca e Sviluppo dei miei clienti per tutti gli aspetti che riguardano la qualità della luce e non solo perché possa essere un trend di mercato, ma perché lo avvisano come un fattore di qualità della vita.

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Lei ai primi di marzo è stato all’EUROSHOP di Dusseldorf che è considerato l’università dell’illuminazione e  del visual communication per il retail. Oggi che ha visitato EUROLUCE di Milano, può indicarmi una comparazione di tendenza tra le due esposizioni, sempre riferendosi al retail?

Sono due mondi differenti. In uno si assiste a quello che nel settore viene definita genericamente come illuminazione tecnica, mentre EUROLUCE è focalizzato su design e decorativo. Però entrambi hanno degli elementi di contatto e direi che sono le scelte di led con CRI mediamente elevati da 90 a salire, una luce che o per design o per scelta dello specifico tipo di sorgente deve comunque trasmettere un emozione ed infine la presenza, anche se meno spiccata in EUROLUCE, del mondo IOT che, sono pronto a scommettere, nel medio termine sara’ la rivoluzione 3.0 nel mondo della luce di qualità.

BRIDGELUX, l’azienda internazionale in cui lei opera, è nota come direttamente interessata nell’illuminazione  di uffici, settore retail e aree urbane. Qual è l’approccio per risolvere i problemi di studio e progettazione per l’illuminazione di questi luoghi – spazi?

L’approccio è multiplo. Tendiamo molto ad ascoltare ciò che ci viene riportato dai nostri clienti e da chi opera nel mondo della luce, poi ci confrontiamo al nostro interno e raccogliamo anche le idee e le tendenze che ci vengono suggerite da un ambiente fertile di idee come la Silicon Valley. Da tutto ciò poi estrapoliamo i nostri prodotti senza accettare alcun compromesso sulla qualità. Da un punto di vista poi d’introduzione bel mercato, ci concentriamo sull’informazione di quelli che reputiamo siano i nostri interlocutori naturali ovvero gli uffici tecnici dei costruttori d’apparecchi d’illuminazione ed i Lighting Designer.

Questo proprio per incrementare la cultura della luce ed un corretto utilizzo delle soluzioni presenti e future.

Le soluzioni illuminotecniche che vengono proposte, attingono sempre a prodotti standard o in alcuni casi BRIDGELUX produce componenti su misura per risolvere i diversi problemi?

Ovviamente vi è una gran parte di soluzioni che vengono dallo standard, ma alcune soluzioni sono nate da richieste su misura o customizzate che poi abbiamo deciso d’inserire nel nostro portafoglio prodotti.

Poniamo molta attenzione alle richieste di eventuali “custom” sempre ed esclusivamente nell’ambito della luce bianca e non esitiamo a produrle se vi sono i presupposti e la possibilita’ di raggiungere il risultato richiesto.

 

ETTORE FICI Country Manager Italy, Hellenic, Eastern Europe BRIDGELUX.

www.bridgelux.com

 

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