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“NEL TUO TEMPO”: OLAFUR ELIASSON A FIRENZE

3 Ottobre 2022 - Lighting Project, Arte e cultura
“NEL TUO TEMPO”: OLAFUR ELIASSON A FIRENZE

Palazzo Strozzi presenta NEL TUO TEMPO, la più grande mostra di Olafur Eliasson mai realizzata in Italia. Con luci e ombre, riflessi e colori l’artista coinvolge l’architettura rinascimentale in un suggestivo percorso di opere storiche e nuove produzioni, tra cui una grande installazione site specific per il cortile e uno speciale progetto d’arte digitale creato utilizzando la tecnologia VR, presentato al pubblico per la prima volta a Palazzo Strozzi

Dal 22 settembre 2022 ( fino al 22 gennaio 2023) la Fondazione Palazzo Strozzi presenta NEL TUO TEMPO, grande mostra che vede il coinvolgimento di tutti gli ambienti rinascimentali del palazzo attraverso le opere di Olafur Eliasson, uno dei più originali e visionari artisti contemporanei, la cui poliedrica produzione ha abbracciato nel corso della sua carriera installazioni, dipinti, sculture, fotografia e immagini in movimento.

Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, la mostra è il risultato del lavoro diretto dell’artista sugli spazi di Palazzo Strozzi con installazioni storiche e nuove produzioni, che ne sovvertono la percezione, impiegando l’edificio stesso come strumento per creare arte. Il palazzo rinascimentale diviene infatti un corpo dinamico in cui elementi architettonici come finestre, soffitti, angoli e pareti diventano protagonisti attraverso interventi che utilizzano luci, schermi, specchi o filtri colorati.

Eliasson presenta così una pluralità di possibili narrazioni con l’obiettivo di una nuova consapevolezza dello spazio da parte del pubblico.

Oltrepassando i confini e i limiti fisici di uno spazio, la mostra Nel tuo tempo mette in discussione la distinzione tra realtà, percezione e rappresentazione. «Palazzo Strozzi torna al contemporaneo con Olafur Eliasson: Nel tuo tempo, la prima grande mostra mai realizzata in Italia su uno dei più originali e visionari artisti contemporanei, proseguendo così la nostra serie di esposizioni dedicate ai maggiori protagonisti dell’arte del presente» – dichiara Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra – «Nel 2015 Olafur visitò per la prima volta gli spazi di Palazzo Strozzi e rimase colpito dalla architettura rinascimentale, cominciando così una lunga conversazione tra lui e il palazzo quattrocentesco, un dialogo complesso il cui senso si riassume nella esposizione odierna».

Nel tuo tempo è un incontro tra opere d’arte, visitatori e Palazzo Strozzi” – dichiara Olafur Eliasson – “Questo straordinario edificio rinascimentale ha viaggiato attraverso i secoli per accoglierci qui, ora, nel ventunesimo secolo, non come semplice contenitore ma come co-produttore della mostra. Non è solo Palazzo Strozzi ad aver viaggiato nel tempo. Come visitatore, ognuno di noi ha vissuto, con una relazione tra corpo e mente sempre diversa in modo individuale. Ognuno con le proprie esperienze e storie ci incontriamo nel qui e ora di questa mostra”.

NEL CORTILE
Punto di partenza dell’esposizione è Under the weather (2022) opera site specific per lo spazio pubblico del cortile di Palazzo Strozzi, costituita da una grande struttura ellittica di 11 metri sospesa a 8 metri di altezza, che crea agli occhi dei visitatori un effetto fatto di interferenze visive, simili allo sfarfallio di uno schermo.

L’installazione propone infatti ciò che è noto come effetto moiré che, in questo caso, viene impiegato per destabilizzare la rigida architettura ortogonale di Palazzo Strozzi, mettendo in discussione la percezione di struttura storica stabile e immutabile.

Mentre i visitatori si spostano nel cortile l’installazione si trasforma continuamente ai loro occhi, interagendo con ciascuno individualmente. L’opera diviene così uno scambio tra il movimento di ogni visitatore che attiva l’opera e la sua personale esperienza visiva che la completa. La stessa forma ellittica sembra trasformarsi con la posizione di chi guarda, tanto che – da specifici punti di vista alle estremità del cortile – la struttura può apparire circolare, creando un’atmosfera ipnotica tipica di quell’ambiguità visiva che ha affascinato Eliasson per decenni e ispirato molte delle sue opere.

PIANO NOBILE
Dal cortile il percorso prosegue all’interno del palazzo dove si rivela il dialogo diretto di Eliasson con l’architettura attraverso l’utilizzo di luci artificiali, ombre fugaci, riflessi, effetto moiré e colori intensi.

L’edificio non è solo un semplice contenitore o uno sfondo, bensì diviene co-produttore delle opere, strumento creativo che interagisce con la percezione dei visitatori.

Nelle prime tre sale del Piano Nobile Eliasson si confronta con le finestre del palazzo giocando tra realtà e rappresentazione, presenza e assenza, in un alternarsi di luci, colori e ombre. Proponendo soluzioni che appaiono simili a scenografie teatrali o set cinematografici, l’artista invita a percepire in modo nuovo l’architettura, destabilizzandone la comprensione tradizionale e consolidata.

Eliasson interviene in maniera minima nelle sale, creando tuttavia forti e coinvolgenti atmosfere in cui protagonista è il rapporto tra lo spazio esterno e quello interno, tipico di Palazzo Strozzi e delle sue grandi vetrate che si affacciano sia sul cortile che sulla strada. Le luci rendono visibili le irregolarità del materiale: bolle, graffi, polvere ne evidenziano la matericità consentendo ai visitatori di prendere coscienza del vetro come membrana che separa l’interno dall’esterno. Questa superficie “mediatrice” ha una fondamentale funzione protettiva, ma consente anche la comunicazione visiva, evocando così le grandi vetrate gotiche e rinascimentali in cui la luce era interpretata come manifestazione visibile del divino e metafora di elevazione spirituale.

Due opere del percorso espositivo richiamano il tema del cerchio e dell’ellisse introdotto nel cortile. How do we live together (2019) è costituita da un grande arco metallico che invade in diagonale lo spazio di una sala in cui il soffitto è rivestito da una superficie specchiante. Tramite un effetto di illusione tipico di Eliasson, utilizzato in celebri opere come The weather project (2003) alla Tate Modern, l’arco si raddoppia diventando un cerchio, una sorta di anello che unisce lo spazio reale con quello irreale. L’installazione Solar compression (2016) è costituita invece da un disco circolare sospeso, specchiante su entrambi i lati, in costante movimento, emanando dal suo interno una luce gialla che inonda l’ambiente.lla stessa luce è alla base dell’installazione Room for one colour (1997) dove in uno spazio totalmente vuoto la percezione degli spettatori è alterata dall’immersione nella luce di lampade monofrequenza che trasforma tutti i colori in sfumature di grigio, giallo e nero, accentuando tuttavia la percezione dei dettagli da parte degli spettatori.

Nel percorso, inoltre, si incontra un’opera iconica della carriera di Eliasson come Beauty (1993). L’installazione pone di fronte a uno spettacolare arcobaleno in cui fasci di luce bianca sono scomposti nei colori dello spettro visibile attraverso una cortina di nebbia. Questa apparizione è creata dalla luce proiettata, rifratta e riflessa dalle gocce d’acqua in cui il pubblico è chiamato a immergersi. A seconda dell’angolazione ciascuno ha infatti una visione soggettiva e personale: non ci sono due spettatori che vedono lo stesso arcobaleno. Emblematico del lavoro di Eliasson e testimonianza della sua ricerca sulla visione come azione di frammentazione e complessità del pensiero è invece Firefly double-polyhedron sphere experiment (2020), grande poliedro di vetri colorati verdi, arancioni, gialli, ciano e rosa che nasce dall’interesse dell’artista per i temi della geometria e della luce.

Nella stessa sala l’opera dialoga con Colour spectrum kaleidoscope (2003) grande caleidoscopio esagonale fatto di specchi dicromatici di vari colori. Come afferma Eliasson: “I caleidoscopi giocano sul fatto che ciò che vediamo può essere facilmente disorganizzato o riconfigurato. Utilizzano un approccio ludico per mostrarci diversi modi di guardare il mondo; in questo senso potremmo dire che un caleidoscopio rappresenta una prospettiva diversa”.

SROZZINA
La mostra prosegue negli spazi della Strozzina attraverso opere che continuano la riflessione di Eliasson sulla percezione e sull’utilizzo dell’effetto moiré.

Fivefold dodecahedron lamp (2006) è costituito da un dodecaedro che contiene un tetraedro di vetro a elevata riflettenza, mentre Eye see you (2006) crea leggeri effetti moiré sulla base della posizione e del movimento di ogni visitatore. Inoltre, nella serie City plan (2018) sette piante urbane sono ricondotte a forme geometriche su specchi che riflettono sette diversi quotidiani locali sostituiti giornalmente, per ripresentare considerazioni sul tempo, tema conduttore della mostra.

Presentata al pubblico per la prima volta è Your view matter (2022), nuova opera dell’artista che utilizza la tecnologia VR (Virtual Reality, cioè realtà virtuale) per sperimentare la percezione umana nello spazio digitale. Indossando uno speciale visore il pubblico entra in un mondo digitale da esplorare, costituito da sei diversi spazi virtuali. Cinque di questi spazi prendono la forma di uno dei solidi platonici (il tetraedro, l’ottaedro, l’icosaedro, il dodecaedro e il cubo), il sesto ci conduce all’interno di un’immensa sfera. Immersi in una realtà parallela accompagnati da una colonna sonora creata dall’artista, i visitatori possono muoversi in questi spazi virtuali, interagendo con le loro complesse geometrie in una profonda interazione esperienziale, dove le pareti e i soffitti, a volte a colori altre in bianco e nero, brillano con un effetto moiré in continua evoluzione.

Nel tetraedro, il primo spazio che i visitatori incontrano, il moiré si manifesta come risultato dei limiti di risoluzione del visore VR, reagendo al rumore stesso del visore e attirando l’attenzione sul dispositivo. Poiché nessuno dei motivi moiré è visibile se lo spettatore non si muove, il funzionamento dell’opera si basa sull’interazione e il coinvolgimento attivo del pubblico, sperimentando dunque un incontro tra lo spazio digitale e il corpo del visitatore.

Come dichiara Eliasson: “l’esperienza di quest’opera si basa su un disimparare e imparare di nuovo a sapere usare il senso della vista, coinvolgendo non solo gli occhi ma anche tutto il corpo e la nostra mente”.

SCHEDA TECNICA
Titolo Olafur Eliasson: Nel tuo tempo
Sede Firenze, Palazzo Strozzi
Periodo 22 settembre 2022 – 22 gennaio 2023
Mostra ideata da Studio Olafur Eliasson
A cura di Arturo Galansino
Promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi

Main Supporter Fondazione CR Firenze
Sostenitori istituzionali Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di
Firenze, Intesa Sanpaolo, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi,

Ufficio stampa Fondazione Palazzo Strozzi:
Lavinia Rinaldi T. +39 338 5277132 [email protected]
Catalogo Marsilio Arte
Informazioni e prenotazioni T. +39 055 2645155
Orari e Biglietti www.palazzostrozzi.org

FOTO:( dall’alto in basso) – ELA BIALKOWSKA  OKNO STUDIO, SOFIA CANALES, ELA BIALKOWSKA  OKNO STUDIO

foto di Olafur Eliasson: LARS BORGES

 

NEL TUO TEMPO di Olafur Eliasson

(TESTO DAL CATALOGO)

Questa mostra rende possibile l’incontro tra opere d’arte, visitatori e lo stesso Palazzo Strozzi, uno straordinario edificio rinascimentale che ha viaggiato attraverso i secoli per accoglierci qui e ora, nel XXI secolo, nella veste non solo di contenitore d’arte ma di coproduttore di Nel tuo tempo.
E non è solo Palazzo Strozzi ad aver compiuto un viaggio nel tempo, anche noi in quanto visitatori abbiamo
viaggiato: ciascuna versione temporale di noi, del nostro corpo e della nostra mente, è diversa dalle altre.

Alle prese con i nostri viaggi individuali, con trascorsi ed esperienze diversi, ci incontriamo nel qui e ora di questa mostra.

Le opere che ho concepito specificamente per Nel tuo tempo si intromettono negli spazi esistenti con luci artificiali, ombre sfuggenti, riflessi, effetti moiré e colori intensi. Queste opere creano una coreografia di cui ciascuno è parte attiva, uno spettacolo di flussi e di trasformazioni spaziali, di movimenti esplorativi e momenti di contemplazione.

Quali domande emergono? Quali diversi modi di sentire-muoversi-pensare esistono? E quali tracce restano dopo che si è usciti dalla mostra?

Mi pongo tali domande – e molte altre ancora – quando lavoro a un’esposizione come questa.

Come si modifica la nostra idea del Palazzo quando una finestra di luce viene proiettata su una parete bianca all’interno dell’edificio? Una finestra che non offre alcuna veduta ma è essa stessa una veduta, una struttura
da guardare piuttosto che traguardare. Cosa trapela quando cerchi e ovali diventano i punti di riferimento per la navigazione spaziale di un edificio con una pianta rigidamente ortogonale? Cosa accade quando uno schermo ovale, posto orizzontalmente sopra le nostre teste, crea effetti moiré che destabilizzano il nostro equilibrio; quando lo stesso effetto marezzato emerge in una nuova opera d’arte che impiega la tecnologia della realtà virtuale generando nuovi modi di esperire lo spazio e di guardarci mentre osserviamo?

In breve: cosa emerge da queste trasformazioni spaziali?

Spero di suscitare simili domande nei visitatori di questa mostra, poiché ritengo che una simile riflessione possa portarci a riconoscere il fatto che la nostra interazione consapevole e presente con gli spazi espositivi costituisce a tutti gli effetti una reinterpretazione attiva degli stessi.

Le opere stesse ci invitano a divenire consapevoli dei nostri corpi, delle nostre menti, delle nostre emozioni, a guardare dentro di noi per riflettere sul modo in cui vediamo, in cui ci muoviamo, su come trascorriamo il tempo – e pensiamo – con l’arte. Inoltre, esse ci invitano a volgere lo sguardo all’esterno, agli spazi sociali che abitiamo, permettendoci di percepire e considerare il modo in cui li occupiamo. Rendiamo percepibili gli spazi espositivi di Palazzo Strozzi grazie alla nostra presenza condivisa con altri visitatori, per quanto diverse possano essere le nostre vite. Se grazie alla mostra Nel tuo tempo potremo trovare la consapevolezza del nostro ruolo attivo nella reinterpretazione di questo spazio come esperienza condivisa – in un incontro di visitatori, opere, edificio storico e istituzione vocata all’arte – allora mi auspico che possa costituire anche un
invito a riflettere in modo analogo su altri spazi di cui facciamo parte: la famiglia, il luogo di lavoro, la comunità e la società. Essere consapevoli dei molteplici attori coinvolti in questa esperienza implica il riconoscimento della profondità e della complessità dei legami tra persone, luoghi e istituzioni, tra intenzioni e visioni, attriti e casualità.

 

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