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NON C’E’ SOLO BOBOLI

18 Luglio 2016 - Arte e cultura
NON C’E’ SOLO BOBOLI

Grandi e piccoli giardini d’arte noti come quelli di Firenze e dintorni se ne trovano pochi, ma in Italia ci sono tantissimi gioielli più o meno conosciuti che nel nostro Percorso d’Estate andiamo a visitare, alla ricerca della LUCE e non solo.

 L’arte immersa nel verde, una tradizione nata in epoca romana e che continua ancora oggi, ci fa scoprire luoghi artistici en plein air che spesso ci sfuggono anche se abitiamo  vicino o sfioriamo quando ci passiamo davanti.

Firenze e la Toscana tutta,  è certamente un punto di riferimento. E il Giardino di Boboli merita certamente la prima citazione.

Il  GIARDINO DI BOBOLI è il parco storico  di Firenze. Nato come giardino granducale di Palazzo Pitti, è connesso anche al Forte di Belvedere, avamposto militare per la sicurezza del sovrano e la sua famiglia. Il giardino, che accoglie ogni anno oltre 800.000 visitatori, è uno dei più importanti esempi di Giardino all’italiana al mondo ed è un vero e proprio museo all’aperto, per l’impostazione architettonico-paesaggistica e per la collezione di sculture, che vanno dalle antichità romane al XX secolo.509-prodotto_grande-giardino-di-boboli-firenze

I giardini dietro Palazzo Pitti, residenza dapprima dei Medici, poi dei Lorena e dei Savoia, furono costruiti tra il XV e il XIX secolo e occupano un’area di circa 45.000 m². Alla prima impostazione di stile rinascimentale, visibile nel nucleo più vicino al palazzo, si aggiunsero negli anni nuove porzioni con differenti impostazioni: lungo l’asse parallelo al palazzo nacquero l’asse prospettico del viottolone, dal quale si dipanano vialetti ricoperti di ghiaia che portano a laghetti, fontane, ninfei, tempietti e grotte. Notevole è l’importanza che nel giardino assumono le statue e gli edifici, come la settecentesca Kaffeehaus  (raro esempio di gusto rococò in Toscana), che permette di godere del panorama sulla città, o la Limonaia, ancora nell’originario color verde Lorena. Boboli_andromeda-1024x768 (1)

 

IL PARCO D’ARTE PAZZAGLI

Chi lo visita dice subito che assomiglia ad un quadro. Il parco d’arte Pazzagli è uno dei gioielli green di Firenze.

Il parco E. Pazzagli, che prende il nome dal suo fondatore, Enzo Pazzagli, artista toscano, è un giardino quasi incantato e, forse, non ancora troppo conosciuto. D’altronde l’inaugurazione è del 2005,  nonostante Pazzagli coltivasse l’idea di realizzare un parco d’arte sin dal 1990.

Attraversare il parco è un po’ come ammirare un quadro dove oltre 200 sculture,  arredano questo luogo delle meraviglie. Ad attirare l’attenzione, però, sono soprattutto i trecento cipressi che formano la cosidetta ” Trinità”, un’installazione formata da un volto e due profili.parcopazzagli3 (1)

MILANO I BAGNI DI de CHIRICO

Si tratta di una vasca di forma sinuosa all’interno della quale emergono due nuotatori, un trampolino, una palla, una cabina, un cigno, un pesce e una fonte. L’opera era stata realizzata in occasione di una mostra ed aveva carattere temporaneo, infatti doveva essere smantellata alla fine dell’evento, ma l’opera rimase al suo posto ed è tutt’ora ben visibile nel Parcop Sempione a Milano, di fronte alla Triennale

Nel 1973, in occasione della XV Triennale di Milano,  e nell’ambito del progetto “Contatto Arte/Città” ideato e coordinato da Giulio Macchi, erano state realizzate dodici opere, da collocare nel parco Sempione, con lo scopo di renderle fruibili dalla cittadinanza. Le opere dovevano essere realizzate da grandi industrie e dovevano essere collocate in spazi pubblici a Milano, il Comune di Milano avrebbe dovuto acquistarne cinque. La fontana fu realizzata dalla ditta di Chiampo di proprietà del conte Paolo Marzotto,  specializzata nella lavorazione del marmo. Esposta all’aperto senza adeguate protezioni, l’opera ha subito nel tempo numerosi vandalismi, e negli anni 2001 – 2009, è stata restaurata. Attualmente all’interno del Museo del Novecento, all’Arengario, sono esposte le sculture originali dei bagnanti e del pesce, mentre nella sede originale è stata lasciata una copia.bagni-dechirico-06

Genealogia dell’opera

La prima  rappresentazione dei Bagni misteriosi risale al 1934 nella cartella di dieci litografie che de Chirico aveva pubblicato, a corredo di una raccolta di poemetti di Jean Cocteau dal titolo Mythologie. Sullo stesso tema l’artista si era ulteriormente soffermato, infatti l’anno successivo, alla III Quadriennale Nazinale d’arte di Roma, aveva esposto sette tele. De Chirico continuerà a proporre i Bagni in svariatissime versioni, anche molto più tardi riprenderà questo tema, che dipingerà e inciderà in nuove litografie in tantissime varianti.

Per comprendere la genesi dei Bagni bisogna risalire alla prima infanzia dell’artista ed alla sua città natale Volos, infatti di fronte alla spiaggia, alla foce del fiume Anavros, c’erano dei lunghi ponti di legno che portavano a delle piattaforme, poste in mezzo al mare, su cui erano collocate delle cabine e delle scalette che scendevano a filo d’acqua.

Secondo qualcuno de Chirico per la composizione dell’opera potrebbe aver tratto ispirazione dal dipinto di Lucas Cranach, La Fontana della Giovinezza del 1546,  in cui donne vecchie si immergevano da un lato della vasca per uscirne giovani dall’altro.

 

I GUERRIERI LUMINOSI DI RICHI FERRERO

Torino può dire di avere degli angeli custodi decisamente particolari. A ideare le vedette della città – alte, sottili e luminose – ci ha pensato Richi Ferrero con le sue innovative creazioni di luce. Le installazioni, sporgendosi dai tetti del capoluogo, ridisegnano il profilo della notte.d_sagittaurus3

A dar man forte al Grande Guerriero, collocato nel 2006 al piano più alto di uno stabile di corso Matteotti, è arrivato Sagittaurus. La scultura da qualche giorno veglia sulla città dai tetti di corso Massimo D’Azeglio, all’angolo con corso Vittorio.

L’opera, commissionata dal Gruppo Building di Piero Boffa, coniuga le figure del guerriero armato di arco e frecce con il Toro, ricordando così il popolo dei Taurini, gli antichi abitanti delle foreste tra i fiumi Po, Dora e Stura. Proprio qui sorse il primo nucleo della città di Torino.

 

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