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PASSATO PROSSIMO

1 Febbraio 2021 - Post-It

Nel 2020 si diceva ” l’anno che verrà ” ci aprirà le porte agli abbracci, ad una ritualità senza conflitti, ci mostrerà il trionfo sul Covid-19 con un’autentica vittoria finale. NO. Il virus sta modificando ancora i nostri gesti, l’agente demoniaco condiziona l’analisi di tutto, le complicazioni sono inversamente proporzionate alle semplificazioni, ci avvolge un sudario funebre che sgomenta. La costrizione scomposta, mostruosa, diabolica uccide anche l’angelo custode, quel daimon socratico che indicava la retta via, infondeva virtù  anche a temi trasversali.

Ogni giorno una grandinata di mail mi danno l’energia per operare tanto nel bene quanto nel male senza intermediari, senza danneggiare nessuno e lancio quel messaggio oracolare ispirato alla divinità APRITI, SESAMO! e pubblico queste mail per impegnare il lettore in un’attività interpretativa, inclusiva e trasversale.

 

MASS CONFUSION di Lucia Forester

VIVIAMO, sfogliandoli, in questo tempo di isolamento da Covid-19,  e quindi come mai prima d’ora, quotidiani, settimanali, riviste periodiche su tutto, libri.  E si attinge soprattutto nelle edicole che ormai,  sembra solo a Milano, siano diventate supermarket, non solo d’informazione cartacea e visiva. Perché in queste edicole, sparse per la città, si vendono snak, caramelle e bevande varie. Lo scenario dei media si allarga e questa modalità dovrebbe portare non pochi benefici all’informazione. Ma se entriamo un po’ di più nel merito e facciamo appena appena una selezione, si scopre che sulla scena si muovono solo pochi attori e un mare di comparse che hanno poco da dire  e quel poco è stato già detto in modo più sintetico da altri.

E sui canali televisivi il quadro non è diverso: le pile del telecomando non hanno mai avuto una vita così breve. Lo streaming ha conquistato PC e tablet e telefonini. Cinema e teatri sono chiusi. Mostre, gallerie, eventi culturali si affannano a presentarsi e ad aprire le porte dei loro archivi e depositi per portare in primo piano artisti che già conosciamo, opere di cui ormai sappiamo tutto o quasi.

Poi c’è tutta l’area dei RECUPERI. E qui troviamo POETI LATINI, Beato Angelico, da Bach  a Totò, da Vincente Minnelli a Luciano Emmer.

Si parla, su IL SOLE 24 ORE dei giorni scorsi, di una crisi Covid-19 come ” nebulosa-pulviscolo che tocca ristoratori, baristi, parrucchieri, commercianti, lavoratori dello spettacolo, precari  del lavorare comunicando, gestori di discoteche, addetti alle pulizie  e i tanti operatori sommersi nell’ economia informale” la NEBULOSA PULVISCOLO si sta allargando non solo sull’Italia ma su tutta l’Europa.

 

 

LA LUCE È ACCESA di Andrea Benedet

Su Domus gennaio 2021, con il timbro di Tadao Ando, appare in copertina il titolo La conquista della luce e in costa Conquering Light. E Tadao Ando nell’editoriale scrive: “se mi chiedete quale sia l’archietipo dello spazio, la mia risposta è: il volume e la direzione della luce. La luce è aria fresca che inonda l’oscurità'”. Ci basta.

“Che cos’è la luce” è la (buona) domanda posta, in questo numero della rivista, a 10 creativi-progettisti. I primi dieci interpellati — di diverse nazionalità —  hanno risposto con un breve testo, un disegno, un riferimento sempre creativo, personale. 

Come un prisma, il tema posto da Domus declina la luce nelle sue sfumature attraverso i contributi di diversi autori:

LUCE PRIMITIVA di Ensamble Studio, LUCE FILTRATA dello Studio Anna Heringer, LUCE SENZA OMBRE di Atelier Alter Architects, LUCE RIFLESSA  di Tokujin Yoshioka, LUCE CROMATICA  di Mondalaki Design Studio, LUCE E OMBRA di YOY Studio.

 

 

LEGGERE, LA MIA SALVEZZA di Giulia Griotti

Nelle lunghe giornate chiusa nello spazio domestico ormai abusato le uniche vere possibilità di evasione erano i minuti lunghi e densi passati a cercare nelle librerie di casa qualcosa da sfogliare, pagine con cui partire per un viaggio tra l’inaudito e l’esotico.

Vengo trovata io dal libro, mi chiama, con le sue coste un po’ usurate e i caratteri tipografici obsoleti. Scorro tra i titoli, tra gli autori. Ogni mensola è un potenziale viaggio nel tempo o nello spazio. Dalle pagine consumate emerge il profumo del ricordo, si sente il brusio monotono della Senna, il crepitio dell’incendio del Padiglione d’oro di Kyoto, il fumo del pub irlandese, tutte sensazioni che si possono solo ricordare e rileggere.

Lo scaffale della letteratura asiatica mi ricorda i viaggi di un tempo e tra Cina e Giappone non c’è che un piccolo volume Vietnamita.  Il Sol levante che ha capolavori di romanzi che parlano di niente ma che si animano di tutto, racchiudendo l’universale in una foglia di tè. Accurata dolcezza descrittiva delle piccole cose che assurgono a modello di grazia e di ombre. Perché poi dietro ogni raggio di sole c’è una inevitabile ombra.

E oltre ai romanzi ci sono le parole senza tempo di Roland Barthes, che in un suo libro L’impero dei segni del 1970 ci guida con sapienza colta al nuovo, alla scoperta di un Giappone segreto. Le sue parole a proposito della lingua scritta per ideogrammi sono emblematiche del sapere pensare, cogliere e sentire :

Una lingua sconosciuta di cui colgo tuttavia la respirazione, la reazione emotiva, in una parola, la pura significanza, forma intorno a me, via via che mi muovo, una leggera vertigine, mi trascina nel vuoto artificiale, che non si realizza che per me: vivo nell’interstizio, alleggerito d’ogni senso pieno.” E in un altro capitolo parlando dell’abitare ancora scrive: ” La stanza conserva dei limiti scritti, cioè le stuoie al suolo, le finestre piatte, le pareti tappezzate di bambù in cui non si distinguono le porte scorrevoli: tutto qui è tratto, come se la camera fosse scritta da un sol tocco di pennello….tuttavia ad una seconda impressione, questo rigore è a sua volta eluso: le pareti sono fragili, i muri scivolano, i mobili sono ribaltabili di modo che nella camera giapponese si ritrova quella fantasia  d’arredamento grazie alla quale ogni giapponese si scosta dal conformismo della cornice”.

Purtroppo non so il giapponese e il linguaggio misterioso dei segni, l’abisso di poesia e l’armonia del tratto restano meravigliosi enigmi di leggerezza.

 

 

 

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