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RUBENS, SESTO SENSO

16 Novembre 2016 - Lighting Project
RUBENS, SESTO SENSO

Del Corno, assessore alla cultura del Comune di Milano: “Una mostra importante per consentire a tutti di ammirare da vicino l’opera di un grande artista, ma anche un’operazione culturale di riscoperta della centralità dell’Italia nello sviluppo della storia dell’arte”

La grande mostra dell’autunno di Palazzo Reale a Milano ha come protagonista Pietro Paolo Rubens (Siegen 1577 – Anversa 1640), artista famoso e di centrale importanza per la storia dell’arte europea ma ancora poco conosciuto in Italia, spesso considerato frettolosamente nella schiera dei pittori fiamminghi nonostante il suo lungo e fecondo soggiorno nella Penisola, dal 1600 al 1608, lasci un segno che rimarrà vitale in tutta la sua vasta produzione artistica.

01.Immagine guidaL’evento espositivo, promosso e prodotto dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre, e patrocinato dal Mibact, è aperto al pubblico dal 26 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 nei saloni di Palazzo Reale.

L’Italia è fondamentale per Rubens, così come Rubens per l’Italia: a lui si devono i primi segnali della nascita del Barocco che si diffonde in espressioni altissime in ogni regione. Un’influenza che tutta la critica gli riconosce ed esalta al punto che Bernard Berenson ama definirlo “un pittore italiano”. I suoi rapporti con Genova, Mantova, Venezia e la sua vicenda romana ci permettono di ricostruire il filo che lo lega così profondamente alla cultura italiana, che resterà il tratto d’identità per tutta la sua produzione successiva.

Ed è appunto questo il filo conduttore della mostra “Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco”: mettere in evidenza i rapporti di Rubens con l’arte antica e la statuaria classica e la sua attenzione verso i grandi maestri del Rinascimento come Tintoretto e Correggio e soprattutto a far conoscere la straordinaria influenza esercitata dal grande Maestro sugli artisti italiani più giovani, protagonisti del Barocco come Pietro da Cortona, Bernini, Lanfranco, fino a Luca Giordano.14

Per rendere chiaro e lineare questo tema complesso Anna Lo Bianco, curatore della mostra, ha selezionato un gruppo di opere assolutamente esemplificativo di questi temi, con confronti il più possibile evidenti tra dipinti di Rubens, sculture antiche, opere di alcuni grandi protagonisti del Cinquecento e di artisti barocchi: un corpus di oltre 70 opere, di cui 40 del grande maestro fiammingo, riunito grazie a prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni del mondo come quelle del Museo Nazionale del Prado, dell’Hermitage di San Pietroburgo, della Gemäldegalerie di Berlino e del Principe del Liechtenstein, e a prestiti di numerose collezioni italiane, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, i Musei Capitolini, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi e la Galleria Palatina di Firenze, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova, la Galleria di Palazzo Spinola di Genova, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

“Mi piacerebbe che l’incontro con Rubens lasciasse una traccia della sua natura radiosa, del profondo amore per l’arte e per la vita che lo contraddistingue”, è l’auspicio di Anna Lo Bianco, che ha curato la mostra con il supporto di un prestigioso comitato scientifico internazionale composto da Eloisa Dodero, David Jaffé, Johann Kraeftner, Cecilia Paolini e Alejandro Vergara.

 

RUBENS MESSO IN LUCE

Il progetto dell’allestimento dell’arch. Corrado Anselmi e l’illuminazione a cura del lighting designer Francesco Murano, mettono in particolare evidenza la scenografia pittorica di Rubens.

La preziosa cromia delle pareti che si nasconde solo per mettere in particolare rilievo il contenuto di importanti cornici e opere, l’illuminazione che esalta e mette a confronto speculare opere spesso con identico soggetto, fanno di questa mostra lo show di uno spettacolare barocco, in quegli anni, ancora non definito come tale.

L’illuminazione di questi quadri, quasi tutte di grandi dimensioni, porta in primo piano dettagli pittorici che permettono un’attenta lettura: il panneggio si rappresenta quale fosse scultoreo, le viste prospettiche riportano alle zummate  a cui ci ha abituati la TV, la quasi tangibile carnosità straripante di donne, vecchi e bambini.

Insomma l’illuminazione  ci fa riscoprire questo artista esaltato dai colori e dalla luce italiana, dagli  scorci architettonici e dall’uso della prospettiva e ci riporta continuamente a Gian Lorenzo Bernini che in quegli anni non aveva ancora sconvolto Papi e fedeli con il colonnato di San Pietro, ma era già un affermato scultore.

Il lighting designer Francesco Murano per questa mostra ha trovato soluzioni vincenti utizzando TRI-R,  la nuova tecnologia LED sviluppata nel corso di 10 anni di ricerche da Toshiba Materials, con la collaborazione di TOL Studio.

Questa tecnologia rappresenta un’indubbia  innovazione in campo illuminotecnico e, con un uso attento della luce artificiale ad elevata performance, mette in luce tutta la bellezza delle opere. Si tratta di una  “luce più vicina a quella del sole”, perchè non altera i colori, rende nitidi dettagli e texture, non abbaglia e preserva la tridimensionalità del tratto: caratteristiche fondamentali nell’illuminazione delle esposizioni d’arte.

E’ grazie alla riduzione della componente blu e all’uniformità dello spettro continuo, che TRI-R riesce a produrre una luce bianca, simile a quella dello spettro solare con la quale l’umanità convive sin dalle sue origini. La luce solare è una luce “amica”, che rispetta il ritmo circadiano, ovvero il naturale equilibrio psicofisico e biologico dell’uomo e ne preserva dunque il benessere. Diversi studi comparativi sull’influenza della luce di TRI-R e dei LED convenzionali sull’uomo sono attualmente in atto, in diverse università internazionali.

Con questa nuova tipologia e tecnologia lighting, Rubens ci viene mostrato in un modo, che dire, SURREALE.

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